martedì 12 novembre 2013

MEDICI O MARKETTARI? PREMI IN DENARO A CHI PRESCRIVE PIU’ VACCINI ANTI-INFLUENZALI.

Premi in denaro ai medici che fanno più vaccinazioni

Nascono i «recordman» dei vaccini. Lo propone la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). I medici di famiglia che vaccinano di più, superando una certa soglia di percentuale dei loro pazienti, saranno gratificati da premi in denaro.


Così ci si prepara a decimare Victoria, il virus che arriverà dall’Australia con il freddo acuto, quindi presumibilmente a partire da dicembre. L’idea della Fimmg milanese si ispira all’Asl di Melegnano, dove il direttore Antonio Mobilia ha siglato un accordo per garantire 8 euro a vaccinazione, invece dei 6 previsti a livello regionale, a chi raggiunge una percentuale di vaccinati del 65% e 10 euro se si sale al 75%. Si prevede un novembre di iniezioni per i milanesi.
«Intanto tranquilliziamoci. Il ceppo influenzale sarà di media entità nell’inverno 2013. Significa che interesserà 4 milioni di persone, di cui 150 mila a Milano. Consiglio sempre la vaccinazione. E’ vero che l’influenza è ritenuta una malattia non molto grave, ma è altrettanto vero che sui quei 4 milioni circa 2 o 3 mila potrebbero morire» commenta Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano. I medici di base ritireranno i vaccini tra il 28 e il 29 ottobre. A partire dai primi giorni di novembre saranno già in grado di fare la puntura agli assistiti, soprattutto agli under 65. Il 2012 è stata un’annata critica per le vaccinazioni, precipitate del 25%. La gente non voleva saperne. «La pratica ha perduto via via di credibilità a partire dal 2009, quando si attendeva la pandemia della suina, una pandemia che poi non è avvenuta. Si è creata una grande paura per niente. Questa però non è una buona ragione per non fidarsi del vaccino, che dovrebbero fare tutti, non solo le categorie più a rischio come gli ammalati, i bambini, le mamme e gli anziani».
Secondo la Fimmg la caduta delle vaccinazioni è dovuta anche alla scarsa cultura che i pazienti hanno in proposito, per questo è partita la campagna di incentivazione dei camici bianchi. «Il mese migliore per vaccinarsi è novembre, ma si può farlo fino alla fine di dicembre» consiglia Fabrizio Pregliasco. Victoria non è un virus particolarmente forte, ma non è comunque da sottovalutare. Molti decessi identificati come cardiopatie o complicazioni polmonari sono ascrivibili a quell’influenza ritenuta abbastanza innocua.
Centomila italiani hanno cominciato ad avere tosse, raffreddori e uno spossante senso di malessere dovuto a fenomeni di costipazione. Ma Victoria non è il responsabile di questa pre – influenza. Si tratta di agenti patogeni simil inflenzali che portano tosse, raffreddori e a volte qualche linea di febbre. «Sono circa 160 i virus in circolazione, che non hanno niente a che vedere con quello del ceppo che arriverà in pieno inverno». Le cure d’autunno sono i farmaci da banco, che sono ricchi di vitamina C, B e E, oppure i sani rimedi naturali in grado di rafforzare il corpo che deve essere pronto per l’attacco d’inverno.

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MALATTIE, FARMACI E PROFITTI
“La medicina, in questo secolo, ha fatto enormi progressi: pensate a quante malattie ha saputo inventare”. Questa “battuta” è attribuita a Enzo Jannacci, il  noto cantante che è stato anche medico. Ma possiamo considerarla solo una battuta di spirito? È mai possibile inventare delle malattie? Non dovrebbe forse essere la massima aspirazione quella di lasciare i medici “disoccupati” per assenza di malattie? Purtroppo la vita non è mai semplice e qualcuno sembra anche divertirsi a complicarla.

Nel 1977 in un’intervista alla rivista americana “Fortune” l’allora direttore generale della multinazionale farmaceutica Merck, Henry Gadsen, esprimeva un desiderio: “Il nostro sogno è inventare farmaci per gente sana” e il tempo trascorso da allora sembra aver più confermato che smentito quel  desiderio.  Si tratta però di un sogno ben poco salutare perché spinge alla “medicalizzazione della salute” secondo il motto: “il sano è un malato che non sa di esserlo”.

Come disease mongering (D.M.) vengono definite tutte quelle strategie che puntano ad aumentare il numero di “malati” e di malattie con il solo scopo di allargare il mercato della salute.

Se di questa pratica sono accusate principalmente le multinazionali del farmaco,  anche gli specialisti contribuiscono a rendere fertile il terreno per queste azioni, quando rivolgono improvvisamente la loro attenzione a particolari patologie, sottolineandone l’incidenza e le ricadute sociali sulla popolazione. A volte basta saper confezionare bene un comunicato stampa (il lettore può divertirsi  col generatore di comunicati).

Così l’arte di “inventare malattie” è diventato lo scopo del marketing di molte industrie del farmaco che – è bene tenerlo a mente – spendono in questo settore molto di più che per la ricerca e lo sviluppo.

Modificare i livelli di soglia delle patologie può essere una delle modalità per creare nuovi “ammalati”.  Ad esempio, accertata la relazione tra giro vita e infarto, riuscire ad abbassare la misura del giro vita anche di un solo centimetro. equivale a far aumentare di milioni le persone che possono essere trattate con farmaci, ovviamente sempre in nome della prevenzione. E per raggiungere questo scopo vengono anche finanziate ricerche ad hoc, esercitate azioni di lobbying sui redattori di linee guida,si influenzano le associazioni di pazienti aprendo così la strada infinita del conflitto d’interessi tra diritto alla salute e profitto economico.

Ma si potrebbero fare anche altri esempi. La soglia del colesterolo totale negli anni Ottanta era fissata a 280 mg/dl, ma è poi progressivamente scesa fino ai 200 mg/dl odierni. I trigliceridi passano da una soglia di 200 mg/dl del 2003 ai 150 di oggi. Simili riduzioni della soglia considerata critica valgono anche per la glicemia e l’ipertensione arteriosa. Un metodo che introduce il tema delle pre-malattie e tra i nuovi arrivi troviamo così la valutazione della “pre-ipertensione”, del “pre-diabete” della “pre-osteoporosi”. Non a caso Fiona Godlee, la direttrice delBMJ, nel 2010 scrive un editoriale dal titolo più che esplicito: “Siamo a rischio di essere a rischio?”

Già nel 2002 Richard Smith componeva una classificazione internazionale delle non-malattiecomprendente ben più di 200 condizioni ritenute a torto come patologiche (tra queste: la calvizie, la cellulite, la nascita, la vecchiaia, la menopausa, la noia, la solitudine).

Appare evidente che una ben studiata campagna di marketing, tendente a trasformare condizioni normali di vita in sintomi di disagio o disturbi veri e propri, crei poi un ambiente attrattivo per persone predisposte o poco accorte. I tanti settori che possono trarne vantaggio formano tutti insieme una grande armata di pressione: ricordate ad esempio la pubblicità dello yogurt che combatte il colesterolo e impedisce al cuore di fare il matto?.

FONTE

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