lunedì 23 giugno 2014

Italia dei Valori (o meglio favori)

Una nuova era si apre nel Paese: quella del dipietrismo, fatta di gestione del partito senza democrazia, inciuci con gli avversari politici negli enti locali, conflitti d'interesse grandi come una casa nella gestione delle opere pubbliche, colate di nomine e pioggia di finanziamenti nei feudi elettorali. Una per una, ecco in esclusiva tutte le magagne, compresa una tegola che potrebbe arrivare da Milano: un taglio da 24 milioni di euro.Dopo quello degli elettori Antonio Di Pietro dovra' presto sottoporsi ad un altro giudizio, quello del Tribunale di Milano. E non e' affatto detto che debba cavarsela brillantemente come nelle Politiche del 14 aprile scorso. Il giudice Giuseppe Tarantola dovra' decidere sulla richiesta di sospensione dei finanziamenti pubblici all'Italia dei Valori, chiesta dall'ex segretario del partito di Di Pietro, Mario Di Domenico, che dal 2003 sta cercando di avere ragione del modo a suo avviso scorretto con il quale l'ex pm di Mani Pulite gestisce i finanziamenti statali. Se Tarantola non concedera' la sospensiva, la causa civile che Di Domenico ha avviato per annullare una serie di delibere dell'IDV, andra' comunque avanti e tra un paio d'anni arrivera' la sentenza. Di Domenico e' un avvocato abruzzese di 49 anni che dal 1997 al 2003 e' stato, insieme a Silvana Mura, la persona piu' vicina all'ex magistrato molisano.
E' lui l'autore dei tanti statuti del partito ed e' stato lui, nei sette anni in cui ha resistito accanto a Di Pietro, a tenere i cordoni della borsa dell'Italia dei Valori. I soldi, dice Di Domenico, sono il vero pallino di Di Pietro. Per controllare gli enormi flussi di denaro pubblico, 22 milioni di euro tra il 2001 e il 2006, l'ex ministro del governo Prodi ha costruito un partito incompatibile, sostiene Di Domenico, con la costituzione repubblicana e con i principi di quella democrazia cui l'ex magistrato si richiama con tanto ardore. Un partito monoliticamente controllato da Di Pietro stesso attraverso l'associazione “Italia dei Valori†alla quale si accede solo attraverso un atto notarile e il cui presidente coincide con quello del partito. Con l'articolo 16 dello statuto l'ex pm ha persino disposto che presidente dell'associazione possa essere solo il fondatore del partito, ovvero Di Pietro stesso, e, si legge, “fino a sua rinunciaâ€. Una disposizione che ha dell'incredibile, osserva Elio Veltri, un altro che dopo aver visto da vicino Di Pietro ha deciso di abbandonarlo. L'articolo 16 concede infatti al leader dell'IDV poteri illimitati. Solo lui puo' modificare lo statuto, nominare il tesoriere, approvare i bilanci e ripartire i fondi. Una vera e propria dittatura concepibile solo nei regimi autocratici zaristi e mai vista nemmeno durante il fascismo e il craxismo, commenta Veltri. In questo modo nessuno all'interno dell'IDV puo' mettere in minoranza Di Pietro cosi' come avviene in ogni normale partito e se per ipotesi cio' accadesse, comunque Di Pietro manterrebbe nelle sue mani il controllo della cassaforte del partito. A scrivere questo Statuto era stato Di Domenico su richiesta dello stesso Di Pietro. Di Domenico insieme alla Mura e al politico di Montenero di Bisaccia era stato protagonista del “golpe†interno con il quale il 9 settembre del 2000 fu segretamente modificato lo statuto del partito. L'IdV era infatto nato nel 1998 a San Sepolcro presso lo studio del notaio Fanfani e contava su 250 militanti come soci fondatori. Troppi per Di Pietro, che con i suoi due fedelissimi decise di ridurli a 3. Ovvero Di Pietro, la Mura e Di Domenico. Poi quest'ultimo comincio' ad avere dei dubbi e prese coscienza del fatto che in questo modo si sarebbero potute verificare delle gravi distorsioni nell'utilizzo dei fondi pubblici. E lui ne sarebbe stato complice. L'avvocato abruzzese chiese quindi a Di Pietro di aprire il partito ad una gestione piu' democratica. Di Pietro rispose dapprima di si', ma poi ando' dritto per la sua strada, in compagnia della fedelissima Silvana Mura e cooptando, al posto di Di Domenico, la propria moglie Susanna Mazzoleni. Di Domenico ha gia' denunciato per truffa il politico molisano alla Procura di Roma, denuncia che il 17 marzo scorso e' stata archiviata su richiesta dello stesso pm Giancarlo Amato. Non senza una circostanza da sottolineare: ad accettare la richiesta di archiviazione di Amato e' stato il gip Luciano Imperiali, il quale ha sostituito nel corso del mese di febbraio, a pochi giorni dall'udienza preliminare, la gip Carla Santese. Quest'ultima aveva respinto la prima richiesta d'archiviazione di Amato ravvisando una serie di reati, tra cui l'appropriazione indebita, che prima non erano stati individuati e che aveva chiesto di approfondire. Si sarebbe giunti ad un'archiviazione anche se a decidere invece del napoletano Imperiali fosse stata la Santese? Impossibile dirlo, quello che e' certo e' che nonostante abbia chiesto il proscioglimento, lo stesso pm Amato ha pronunciato su Di Pietro un giudizio non certo lusinghiero, bollando il comportamento del leader dell'IDV come censurabile almeno dal punto di vista morale. Secondo Di Domenico pero' al gip Imperiali e' sfuggito un fatto non secondario. Uno degli episodi piu' controversi della vicenda presa in esame dai giudici romani riguarda la partecipazione di Di Domenico ad una riunione dell'assemblea dell'associazione IDV, tenutasi il 30 ottobre del 2003. La sentenza accerta che a quella riunione Di Domenico non partecipo' essendosi dimesso da socio poco prima, eppure la stessa sentenza non dispone come nulli gli atti deliberati da Di Pietro in un'altra assemblea tenutasi il 5 novembre 2003, sei giorni dopo, e che in mancanza di Di Domenico, ancora socio a tutti gli effetti secondo lo statuto, non poteva essere valida.

LO STATUTO DEL RE SOLE
In quella sede Di Pietro ha approvato lo statuto “aperto†che gli aveva chiesto il suo ex socio e anche il bilancio del partito. Statuto aperto che pero' Di Pietro si rimangera' il 20 dicembre successivo quando si rechera' da un altro notaio (Di Pietro ha cambiato notai in modo vorticoso) e, dopo aver registrato le dimissioni di Di Domenico, fara' approvare un nuovo Statuto, quello che di fatto lo trasformera' nel “Re Sole†dell'IDV. Solo il 26 luglio del 2004 Di Pietro registrera' da un altro notaio l'ingresso di nuovi soci nell'associazione IDV. E proprio il tempo trascorso tra quest'ultima assemblea e la precedente, quella del 20 dicembre 2003, e' stato alla base di un ricorso al Tribunale di Milano inoltrato da Elio Veltri e Achille Occhetto. Secondo la loro tesi l'Associazione IDV in base al codice civile doveva essere dichiarata estinta perche' Di Pietro era rimasto per piu' di sei mesi socio unico. Il ricorso di Veltri e Occhetto e' stato pero' rigettato dal giudice Tarantola. Insomma finora il leader dell'IDV, sia in sede penale che civile, se l'e' sempre cavata. Tuttavia Di Domenico ritiene di avere ancora alcune carte da giocare. Per percepire i rimborsi elettorali stabiliti dalla legge, i partiti debbono depositare presso i Ministeri dell'Interno e del Tesoro il proprio statuto. Ora nel caso del partito dell'ex ministro molisano, sostiene Di Domenico, accade che lo statuto depositato sia quello del 2001 e che in esso si stabilisca che ad approvare i bilanci sia l'Esecutivo nazionale del partito, mentre secondo lo statuto attualmente in vigore ad approvare i consuntivi e' l'assemblea dell'IDV. Accade quindi che lo Stato abbia erogato 22 milioni di euro ad un partito politico che, in base a quanto ufficialmente dichiarato presso i Ministeri competenti, approverebbe il suo bilancio con un organismo composto da sette persone, mentre in realta' i documenti contabili vengono esaminati da un organo di partito composto, come sappiamo, da Di Pietro, da sua moglie e dalla tesoriera Silvana Mura, da lui stesso nominata e da lui stesso revocabile. Insomma, le stesse persone che redigono il bilancio sono poi chiamate ad esaminarlo. Perche' il nuovo statuto non e' mai stato depositato nei Ministeri competenti? Una semplice dimenticanza? Secondo Di Domenico inoltre una norma dell'attuale statuto dell'IDV non e' compatibile con le leggi in vigore secondo le quali, in caso di scioglimento di un partito, a gestire il patrimonio dello stesso debbano essere i prefetti. L'articolo 12 dello statuto dell'IDV, dispone invece che a gestire il patrimonio in caso di scioglimento sia il presidente fondatore, ovvero Di Pietro stesso. Questo particolare era stato rilevato dalla gip Carla Santese che lo aveva riportato nel decreto di fissazione dell'udienza preliminare, attribuendo a Di Pietro il reato contemplato dall'articolo 640 bis del codice penale, ovvero, “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubblicheâ€. Ma anche questa possibile imputazione su sollecitazione della procura capitolina e' stata lasciata cadere dal giudice per le indagini preliminari Luciano Imperiali e Di Pietro ha potuto continuare a gestire indisturbato il suo partito e i cospicui rimborsi statali che, dopo il boom di suffragi delle ultime politiche, raddoppieranno o quasi. E a conferma della tesi che i soldi sono per Di Pietro davvero importanti, l'ultimo voltafaccia politico dell'ex magistrato potrebbe avere come movente proprio il danaro: se il gruppo parlamentare unico con il partito democratico sbandierato in campagna elettorale non si fara' piu' e' anche perche' Di Pietro si e' accorto che da solo l'IDV, oltre ad avere piu' visibilita', incassera' anche piu' soldi.



Una nuova era si apre nel Paese: quella del dipietrismo, fatta di gestione del partito senza democrazia, inciuci con gli avversari politici negli enti locali, conflitti d'interesse grandi come una casa nella gestione delle opere pubbliche, colate di nomine e pioggia di finanziamenti nei feudi...


G. Cimadoro (IDV e cognato di Di Pietro):
"Gay diversi. Barbato infame. Non rinuncio ai privilegi"


"Ahooo... c'hanno tutti paura che Monti faccia un decreto che abolisca il contributo ai partiti. Tranquilli non succederà. Si farà una commissione parlamentare che controllerà i bilanci. Hahahahahha.....ma andate a fare in culo! Vi debbono togliere i contributi! La cosa è molto semplice, carissimi Bersani, Casini e Alfano! Questo è il contributo per il 2006: Forza Italia:ricevuti 128.787.333 spesi 80.665.450/ Ulivo:ricevuti 80.665.450 spesi 7.366.192/ AN: ricevuti 65.526.280 spesi 6.234.198/ DS: ricevuti 46.906.413 spesi 9.943.577/ Rif.Com:ricevuti 34.931.896 spesi 1.635.989/ UDC: ricevuti 36.590.227 spesi 12.390.160/ Margherita.:ricevuti 30.769.978 spesi 10.441.231/ Lega Nord:ricevuti 22.455.560 spesi 5.132.473/ IDV :ricevuti 10.726.060 spesi 2.223.522/ Totale circa 480.000.000 spesi 140.000.000.
Utile circa 340.000.000. Dopo Lusi,Belsito e ieri la Margherita,oggi la Lega e domani chissà? Viva il M5S perchè lo fa gratis!". Oreste Mori, La Spezia.


Di Pietro spudorato, faccia di tolla sui soldi a Idv
Tonino, altra sparata: se la prende con la legge sui rimborsi elettorali. Proprio lui che l'ha sfruttata in ogni modo.
Sul serio, che dobbiamo fare con Di Pietro? Dobbiamo continuare a censire giornalmente tutte le cazzate che spara? Ditecelo, perché dobbiamo prendere una decisione. L'altro giorno aveva detto che Monti ha i suicidi sulla coscienza: proprio lui. Ieri invece ha detto che «la legge sui rimborsi elettorali permette ai politici di fare quello che vogliono»: proprio lui. Lui che ha affiancato l'Italia dei valori con un'associazione costituita da Di Pietro (Presidente) e da Silvana Mura (tesoriera) nel cui consiglio si può entrare solo con il consenso del Presidente (Di Pietro) al quale vanno  tutti i soldi del finanziamento pubblico, mentre il Partito e le singole campagne elettorali sono finanziati coi soldi degli iscritti; il presidente del partito inoltre corrisponde al presidente a vita dell'associazione (cioè a Di Pietro) e la Tesoreria del partito appartiene alla tesoriera a vita dell'associazione (cioè a Silvana Mura) e insomma: saluti dalla Corea del Nord. Parliamo dell'uomo che ha acquistato appartamenti che affittava al Partito (cioè a se stesso) per cifre mensili che andavano a coprire e superare le singole rate del mutuo che frattanto aveva acceso: in pratica, col denaro pubblico gestito dal partito, cioè gestito da lui, si comprava case. E allora che facciamo, continuiamo? Vale la pena? Urge decisione.



IL FIGLIO DI DI PIETRO
Favori, ricatti, raccomandazioni. Legami trasversali con i politici, contatti amicali con i vertici delle forze dell'ordine, in una girandola di conversazioni che lo pone al centro di una «rete» di enorme potere.

L'inchiesta di Napoli sugli appalti esalta la figura di Mario Mautone, ex provveditore alle Opere Pubbliche della Campania, finito agli arresti domiciliari durante il blitz della scorsa settimana. E svela i suoi rapporti controversi con la famiglia di Antonio Di Pietro, quando quest'ultimo era ministro delle Infrastrutture.

Numerose intercettazioni allegate agli atti dimostrano come il figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori, tentasse di «sistemare» gli amici e danno conto delle preoccupazioni del padre per tenerlo fuori dall'indagine.

L'informativa allegata agli atti ricostruisce i rapporti tra Cristiano Di Pietro e Mario Mautone. «Di Pietro — è scritto nel documento — chiede alcuni interventi di cortesia quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale; affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo; interessi di Cristiano in alcuni appalti e su alcuni fornitori. 

Naturalmente le sue richieste vengono subito esaudite. "Gli ho dato l'incarico! Poi non l'ho ancora dato a lei! Lo passerò sempre a te e poi ce lo farai avere tu!", gli dice Mautone». Conversazione dell'8 giugno 2007.

Cristiano: «Poi un'altra cosa, non so se la puoi fare questa cosa o meno... se hai la possibilità... ». Mautone: «Dimmi, dimmi». 

Cristiano: «Io ho un amico però è ingegnere e sta a Bologna, volevo sapere se su Bologna c'era possibilità di trovargli qualcosa...». 
Mautone: «Adesso vediamo, ci informiamo subito e vediamo». Il rapporto tra i due si interrompe il 29 luglio 2007. «Mautone gli comunica di essere stato trasferito. Cade la comunicazione e Di Pietro non risponderà più alle telefonate». Il giorno dopo Aniello Formisano incontra Mautone, non sanno che le loro parole sono registrate da una microspia. E Formisano rivela: «Quello ha avuto qualche input e si è messo a posto... mi ha detto, figurati nemmeno al telefono suo lo dice — il telefono di Nello — Perché secondo me lo tiene sotto pure». Conflitto di interessi?



L' IDV che tanto abbaia al governo Monti sta solo recitando la sua solita parte all'opposizione illudendo i cittadini con le sue battaglie a favore della legalità (QUALE?) e la giustizia, peccato che i veri responsabili delle ingiustizie economiche alla nazione si dimentichi di combatterli. Negli ultimi 4 anni ha votato ogni provvedimento a favore delle banche, andiamo in ordine:
Trattato di Lisbona
Trattato di Velsen
Trattato del MES
ha anche votato all'unanimità nel marzo scorso, con tutte le altre forze politiche, senza informare nessun cittadino, la modifica della costituzione per introdurre l'obbligo del pareggio di bilancio imposto dal Fiscal Compact firmato da Mario Monti, massimo esponente del potere bancario.
Ci teniamo a ricordare che il pareggio di bilancio è matematicamente impossibile da raggiungere in qualsiasi nazione che abbia come moneta l'euro. Questo xchè la quantità di denaro in circolazione è, è sempre sarà inferiore al debito. Tutto ciò che lo stato potrà fare è:
- aumentare le tasse a dismisura ai cittadini
- aumentare la pressione fiscale alle imprese
- tagliare gli investimenti a sostegno dello stato sociale
IDV anche tu sei GAME OVER
Non ci rappresenta più nessuno, siamo abbandonati a noi stessi.





DI PIETRO E LA DEMAGOGIA DEL FINANZIAMENTO AI PARTITI
Se qualcuno volesse capire sino in fondo quali sono le conseguenze della scuola pubblica italiana, uno dei peggiori monopoli di Stato, è sufficiente che presti attenzione ad Antonio Di Pietro, oltre ad ascoltarlo ovviamente.

L’ex magistrato, uno di quelli che l’Istat non può che classificare fra gli “analfabeti di ritorno”, visto e considerato il suo modo di esprimersi nei mille talk show che lo invitano, è l’emblema della peggio italianità, di quell’unitarismo nato apposta per permettere ad una parte del paese di vivere alle spalle dell’altra parte. Da quando è entrato in politica, poi, il suo è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni demagogiche, l’ultima delle quali è quella rilasciata oggi: “Domani mattina consegneremo le firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per abrogare il finanziamento pubblico dei partiti. Chi vuole venire con noi a portarle, può raggiungerci alle 10.15 davanti a Montecitorio”.

Il contadinotto molisano lo ha scritto sulla sua pagina Facebook. Ma io che son Tontolo – ma non proprio fesso – mi chiedo: perchè il presidente dell’Italia dei Valori se ne esce solo ora – dopo che Lusi & the family son stati beccati con le mani nella marmellata – con la storia dei finanziamenti da abolire? Perchè non ha rinunciato, come han fatto quelli di Grillo, con una semplice firmetta? Come ha scritto Sergio Rizzo su Corriere della Sera, il “moralizzatori de noantri” ha insaccocciato oltre 50 milioni di euro, spendendone si è no un quinto. Perchè non li ha restitutiti, dato che considera quello del “rimborso spese” ai partiti una truffa?

Di Pietro, che gran parte della sua fortuna politica l’ha fatta attaccando Silvio Berlusconi, non è altro che l’ultimo degli esempi dei partiti italici monocellulari fondati attorno ad una sola persona, come han denunciato molti dei suoi ex-compagni di strada. Henry Louis Mencken definiva così il demagogo: “Uno che predica dottrine che sa false a gente che sa cretina”. A noi Tontoli non piace proprio passare per cretini…



Caro Di Pietro, hai intascato 21 milioni e spesi solo 4. Invece di raccogliere le firme, restituisci il maltolto
IDV sta lanciando a squilli di tromba il referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. A parte il fatto che nel ‘93 oltre il 90% degli Italiani si è già espresso contro, come mai solo un anno fa Aprile 2011 eravate a favore (Donadi, “Il Fatto quotidiano” 12/04/11) ed un vostro deputato Di Stanislao firmava, a sua insaputa (!) la proposta di legge del PD Sposetti per il raddoppio dei soldi pubblici ai partiti? 
Avete spiegato ai cittadini che con la raccolta di 500.000 firme intascate 260.000 di euro, cioè 0,52 € a firma? Ma soprattutto per le ultime elezioni politiche IDV ha ricevuto dallo Stato rimborsi elettorali per 21,649 milioni di €. Ha dichiarato 4,451 milioni di spese, dei quali solo 3,340 accertati. 
Perché allora i 18,309 milioni che ha nelle casse del partito non li restituite allo Stato, cioè ai cittadini? Per esempio destinandoli alle pensioni minime?
IDV tuona in difesa delle fasce deboli e degli operai e si scaglia contro le istituzioni finanziarie e i poteri forti delle banche. Perché allora una banca l’avete fondata tramite il vostro deputato pseudo presidente-fondatore Augusto Di Stanislao?

Riccardo Mercante, consigliere provinciale IDV



IDV sta lanciando a squilli di tromba il referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. A parte il fatto che nel ‘93 oltre il 90% degli Italiani si è già espresso contro, come mai solo un anno fa Aprile 2011 eravate a favore (Donadi, “Il Fatto quotidiano” 12/04/11) ed un vostro deputato Di Stanislao firmava, a sua insaputa (!) la proposta di legge del PD Sposetti per il raddoppio dei soldi pubblici ai partiti?

CARO DI PIETRO, HAI INCASSATO 21 MILIONI E NE HAI SPESI SOLO 4. PERCHE' INVECE DI PARLARE NON RESTITUISCI LA DIFFERENZA?
CON UN NUOVO, DEVASTANTE, J'ACCUSE, UN ALTRO ELETTO, STAVOLTA IL CONSIGLIERE PROVINCIALE IDV DI TERAMO, RICCARDO MERCANTE, ANNUNCIA L'USCITA DAL PARTITO: "L'IDV E' L'OPPOSTO DI QUELLO CHE PENSAVO FOSSE": E' VERTICISTICO, PREDICA IN UN MODO E RAZZOLA IN UN ALTRO, ABUSA DELLE SPERANZE DEI GIOVANI, ED E' IN MANO AD UNA CASTA CHE AFFONDA IN UNA VERA E PROPRIA QUESTIONE MORALE. MA SECONDO L'EX CONSIGLIERE IDV TUTTO QUESTO PRESTO VERRA' SMASCHERATO.
Mercante costretto all'abbandono dalla dittatura del "colonnello" dipietrista in Abruzzo, il deputato, Augusto Di Stanislao, aspirante "banchiere", denuncia che il perenne stato di emergenza imposto da Roma nella costruzione del partito è solo una scusa per mettere il silenziatore alle opposizioni contro le caste dipietriste locali. E ricorda come fino ad un anno fa l'Idv fosse a favore del finanziamento pubblico dei partiti e sempre Di Stanislao avesse firmato la richiesta di Sposetti di raddoppio del rimborso elettorale. "La predica televisiva la conosciamo tutti", scrive Mercante, "la pratica interna invece resta ai più sconosciuta". Un richiamo ai tanti giornalisti che ancora continuano a non voler vedere quello che accade a casa di Di Pietro..


CONTINUANO A SPARIRE SOLDI PUBBLICI E MONTI LI RIVUOLE DA NOI!!! 
ORA TOCCA ALL'IDV, SPARITI 450.000 EURO!!!
DI PIETRO: "Non ne so nulla! Non ne so nulla! Non può essere vero!"
Che fine ha fatto la somma di 450 mila euro destinata al gruppo dell’Italia dei Valori della regione Emilia Romagna? La testimonianza choc del penalista Domenico Morace - ex dirigente Idv in Emilia Romagna - rivela un caso simile a quello dei rimborsi elettorali che hanno già visto coinvolti il tesoriere Lusi della Margherita e il suo omologo Belsito della Lega Nord: si potrebbe aprire un filone di indagine anche sul partito dell’ex magistrato di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. Ma la tesoriera del partito, Silvana Mura, e il presidente del partito, Di Pietro, erano a conoscenza di quanto è avvenuto? Nulla sarebbe mai stato fatto per portare alla luce il denaro dello scandalo!








ADUSBEF Presidente ELIO LANNUTI attuale Senatore dell'IDV
FEDECONSUMATORI Presidente R
OSARIO TREFILETTI 40 anni funzionario CGIL ( http://twitter.com/3filetti http://www.pecoraroscanio.it/politica/la-politica-oltre-i-partiti/) Ambedue i soggetti sono legati ai partiti e sindacati nel sistema marcio della politica, e ci prendono per il culo,incassano e vivono con i soldi dei contributi e delle quote associative esenti tasse, e come specchietto per le allodole gridano alla crisi.... mentre anche loro mangiano alla grande nelle istituzioni. ITALIANI SVEGLIA!!! SOLO CON IL TRICOLORE UNITI POTREMO CACCIARE GLI INFAMI TRADITORI E RIPORTARE IL POPOLO AD ESSERE SOVRANO. Gaetano Ferrieri 333667839 www.presidiomontecitorio.eu



Lazio, indagato Vincenzo Maruccio, capogruppo dell'Italia dei Valori: si sarebbe appropriato di 700.000 euro. Di Pietro: "Si è già dimesso da tutte le cariche".



IL VOLTAFACCIA DELL'IDV SULLE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE.
I CONSIGLIERI REGIONALI DIPIETRISTI IN VENETO CHIEDONO DI REINTRODURRE LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA APPENA ABROGATA. E QUESTO DOPO AVER ILLUSO I CITTADINI CHE AVEVANO CHIESTO ALL'EX PM IL SUO APPOGGIO. IL CARTEGGIO E LA RICOSTRUZIONE DI GIORGIO TREMANTE, CHE HA PERSO DUE FIGLI PER I VACCINI.
Non c'è settore della vita pubblica, argomento o battaglia nella quale Di Pietro non abbia fatto credere di appoggiare questa o quella rivendicazione per poi puntualmente tradirla. La verità è che l'ex pm non ha idee vere e proprie, non ha programmi, visioni strategiche, convinzioni. Come tutti i dirigenti che lo hanno abbandonato dicono, "vive alla giornata". Cambia un'idea al giorno e forse più di una volta al giorno. L'importante per il rais molisano è stare sulla cresta dell'onda, stazionare sulle prime pagine, sfruttare il momento, fare surf sui problemi della gente.

A CHE GIOCO STANNO GIOCANDO, SULLA NOSTRA SALUTE E SOPPRATTUTTO SU QUELLA DEI NOSTRI FIGLI, CERTI POLITICI VENETI DELL’IDV?

Gustavo Franchetto, Antonino Pipitone e Gennaro Marotta hanno presentato il 3 febbraio 2012, in commissione Sanità, ...gli emendamenti del gruppo dipietrista al piano sociosanitario. Eccovi l’emendamento riguardante le vaccinazioni. 

«Crediamo che sia stato un errore togliere l’obbligo delle vaccinazioni per neonati e bambini veneti. Dal punto di vista del rapporto costi/benefici, a lungo termine, l’utilità delle vaccinazioni è indubbia. Con un emendamento chiediamo dunque di istituire il calendario regionale delle vaccinazioni (dal neonato all’anziano) e di ripristinare l’obbligo vaccinale per tetano, difterite, polio, epatite B (come previsto da normativa nazionale) ed istituirlo per morbillo, parotite, pertosse, rosolia, varicella ed altre malattie, come il virus del papilloma umano (HPV)

Questo è il link che mostra gli emendamenti al piano Sanitario Veneto:

Dopo che dal gennaio 2008, nella regione Veneto è stato tolto “UFFICIALMENTE” L’OBBLIGO VACCINALE, questi signori tentano di farci ritornare all’età della pietra? Quale sarà il motivo di questa loro sconsiderata azione? Dopo che l’on. Antonio Di Pietro mi mandò questa mail datata 7 ottobre 2008 che cosa è cambiato da allora?





LE GRANDI SCELTE DI DI PIETRO – DOPO DE GREGORIO, SCILIPOTI, RAZZI, ARRESTATE LE EX GIRLS DI ITALIA DEI VALORI, MARYLIN FUSCO E MARUSKA PIREDDA, PER L'INCHIESTA SULLE SPESE PAZZE IN REGIONE LIGURIA
Ora le due donne seguono il malefico destino che sembra accompagnare tutti i personaggi che Antonio Di Pietro tocca o sfiora. "Anche Cristo sbagliò uno dei 13 apostoli" disse il fondatore dell’Italia dei Valori nel 2010, quando la scia giudiziaria e immorale del suo partito si era fatta grottesca... 
La notizia non sarebbe neanche molto interessante: hanno arrestato dei dipietristi, capirai. Ma, per cominciare, sono due donne: sono le consigliere regionali della Liguria Marylin Fusco e Maruska Piredda, ora agli arresti domiciliari per l’inchiesta sulle spese pazze dell’ex gruppo dell’Italia dei Valori.

La Fusco per la precisione sarebbe ex dipietrista (destino di tutti i dipietristi, prima o poi) ma entrambe sono accusate di peculato e sono due tipe originali come i loro nomi. La Fusco è una vera vamp, sempre in tiro. La Piredda qualcuno la ricorderà: si evidenziò come hostess pasionaria dell’Alitalia nel 2008 (divenne un personaggio corteggiato dal mondo dello spettacolo) e si catapultò in politica con alterne fortune.

Ora le due donne seguono il malefico destino che sembra accompagnare tutti i personaggi che Antonio Di Pietro tocca o sfiora. «Anche Cristo sbagliò uno dei 13 apostoli» disse il fondatore dell’Italia dei Valori nel 2010, quando la scia giudiziaria e immorale del suo partito si era fatta grottesca. Sì, perché sembrava che Di Pietro gli apostoli li avesse sbagliati tutti e 13: Antonio Razzi e Domenico Scilipoti erano appena passati da anonimi parlamentari Idv a salvatori della maggioranza berlusconiana: poi fu indagato Vincenzo Maruccio, tesoriere Idv alla Regione Lazio e già soprannominato «il Fiorito Idv».

Passava un mese ed ecco il caso di Paolo Nanni, consigliere provinciale Idv a Bologna indagato per peculato: fu accusato di essersi intascato soldi del partito e spuntarono ricevute esorbitanti per cene e convegni fantasma. Di seguito la disavventura del parlamentare Amerigo Porfidia, già sindaco di Recale (Caserta) indagato con un’accusa di coinvolgimento con cosche della camorra. E non si era ancora spenta l’eco del caso che aveva riguardato Cristiano Di Pietro, figlio di Tonino ed ex poliziotto, coinvolto nello scandalo napoletano dell’imprenditore Alfredo Romeo.

Stavamo per dimenticare anche Sergio De Gregorio, eletto in Senato con l’Idv e passato al centrodestra in pochi mesi: indagato anche lui.Non si tratta di fare censimenti: ma l’aura negativa di Di Pietro sembra non spegnersi mai. Se diciamo che forniremo solo pochi altri esempi tra tantissimi - e conosciamo il tema - non è un modo di dire. Andiamo a ritroso e ripartiamo da quel 2010.

In quel periodo venne fuori che Di Pietro si era ritrovato a cena sul Mar Nero con una serie di inquietanti personaggi bulgari, tra i quali uno, il boss mafioso Ilia Pavlov, verrà ammazzato da un killer pochi mesi dopo. Ancora: forse senza volere, Di Pietro si ritrovò a convivio pure con Vincenzo Rispoli, presunto boss della ’ndrangheta di Legnano, successivamente arrestato.

I giornali parlarono anche della nota cena che Tonino fece col funzionario del Sisde Bruno Contrada nove giorni prima che Contrada fosse arrestato per mafia. Nel 2008 si ritrovò a fare due comizi ad Amantea, in Calabria, con Franco La Rupa, già allora indagato per brogli elettorali e condannato per abuso, poi riarrestato con l’accusa di aver ricevuto aiuti elettorali alle regionali del 2005 da parte della ’ndrangheta capeggiata da Tommaso Gentile, infine in attesa di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ancora: nel 2004, alle comunali di Foggia, Di Pietro appoggiò Riccardo Leone (Sdi) che vantava condanne definitive per ricettazione, rapina continuata, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, furto continuato e furto in concorso, evasione, danneggiamento continuato e violenza privata continuata, oltre ad aver passato due anni in un manicomio giudiziario. Non stiamo scherzando.

Un altro candidato appoggiato da Di Pietro, Domenico Padalino, vantava due condanne definitive per furto, oltraggio a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e resistenza a pubblico ufficiale, oltre a essere indagato per porto abusivo d’armi. Il suo capogruppo regionale Idv in Campania, nel 2008, un tizio con diverse imprese impegnate nel settore rifiuti, si vede ritirare più volte il certificato antimafia dalla Prefettura.

E se andiamo più a ritroso nel tempo le cose peggiorano. Il proprietario della Aster - azienda che il giovane Di Pietro sorvegliava negli anni Settanta, quando era un imberbe dipendente del ministero dell’Aeronautica - è stato condannato per associazione mafiosa a 3 anni e 6 mesi per lo scandalo della scalata del casinò di Sanremo. L’appuntato della Polizia Roberto Stornelli, amicone di Di Pietro quand’era vicecommissario in via Poma a Milano, poi cooptato nella squadra di Mani pulite, nel 1996 è stato condannato a tre anni di carcere per corruzione dopo la derubricazione delle accuse di mafia.

SERGIO DE GREGORIO A SERVIZIO PUBBLICO
Un ex commercialista di Di Pietro, l’uomo che redigeva il suo 740 nel 1996, il primo febbraio di quell’anno fu arrestato a margine di un’indagine su un giro di squillo. Mentre un poliziotto della scorta personale di Di Pietro, nell’autunno del 1996, fu arrestato a margine di un’indagine su un giro di puttane.

Poi c’è il segretario personale di Di Pietro quand’era magistrato a Bergamo, il maresciallo Giuseppe Di Rosa: nel 1985 fu arrestato per concussione mentre incassava una mazzetta da dieci milioni. Il costruttore Antonio D’Adamo, uomo da cui il magistrato Di Pietro accettò cento milioni in prestito senza interessi, finì sotto processo per turbativa d’asta e corruzione.

Altri amici e dispensatori di favori e case del giro socialista e democristiano (da Paolo Pillitteri ai cassieri Sergio Radaelli e Maurizio Prada, l’architetto Claudio Dini, l’imprenditore Valerio Bitetto e altri ancora) nel 1992 finirono quasi tutti in galera.
Continuiamo? Anche perché Di Pietro è politicamente morto, ma la maledizione - come ieri, in Liguria - continua dopo di lui.












PRESIDENTE DI PEDEMONTANA:
ANTONIO DI PIETRO #VERGOGNAsenzaFINE

28/07/2016: ANTONIO DI PIETRO ANNUNCIA I NUOVI OBIETTIVI DELLA SOCIETA'









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