sabato 23 novembre 2013

PERCHE': NO TAV, o meglio TAC (Treno Alta Capacità)



PERCHE': NO TAV, o meglio TAC (Treno Alta Capacità)

Cercherò con questa nota di inserire testi, lik e video riguardo il perchè delle proteste
da parte della gente che si etichetta come "NO TAV"...
 Il mitico corridoio ferroviario europeo numero 5, di cui fa parte il progetto Tav in Val di Susa, non andrà più da Kiev a Lisbona. Il Portogallo ha cancellato con un semplice tratto di penna il capolinea. In territorio portoghese la linea ferroviaria ad alta velocità non si costruisce. E non importa se l'Unione Europea ha già stanziato i soldi. La Corte dei Conti ha riscontrato alcune irregolarità nell'appalto dei lavori e il Governo portoghese – invece di annullare l'appalto – ha annullato definitivamente il progetto.
Monti e il Governo italiano, finora, hanno invece abbracciato con un entusiasmo degno di miglior causa l'idea di far passare la Tav del corridoio 5 in un buco mega miliardario sotto le Alpi . Perché “è un impegno già preso con l'Ue” - dicono - e non è possibile tirarsi indietro. Lisbona invece dimostra che ci si può benissimo tirare indietro. Ora che il capolinea del corridoio 5 è sparito, la Val di Susa non è più un tassello all'interno del (favoleggiato) asse portante Est-Ovest dei trasporti europei: tutto si riduce ad una mera questione di traffico fra Italia e Francia. E in questa prospettiva, la sua utilità è discutibile, basti pensare che già tra il 2000 e il 2009 (quindi prima della crisi economica) il traffico merci con la Francia attraverso i tunnel autostradali del Frejus e del Monte Bianco era crollato del 31%, mentre attraverso il tunnel ferroviario del Frejus si era addirittura dimezzato.

Il cosiddetto Governo dei Professori non ha ancora dato udienza ai 360 docenti universitari e ricercatori che chiedono di “ripensare” il Tav “sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali”. Di contro, recentemente ha diffuso un dossier per spiegare agli italiani le ragioni del "sì" nel quale, anche se prendendola alla larga, si trova ad ammettere che “I flussi di interscambio Italia-Francia nel quadrante ovest (da Ventimiglia al Monte Bianco) sono stati negli ultimi dieci anni costanti in quantità (fra 38 e 40 milioni di tonnellate) ed in valore (circa 70 miliardi d’interscambio)”. Pur tuttavia – continua imperterrito l'opuscoletto - il Tav s'ha da fare anche se il traffico con la Francia non aumenta da 10 anni, perché la linea ferroviaria attuale “è come una macchina da scrivere nel mondo dei computer”. Non è che una delle tante bugie. Bisognerebbe piuttosto dire: “la linea attuale è come l'hard disk di un pc non nuovo occupato per un decimo, che il governo vorrebbe cambiare con un costoso server”.
In ogni caso ora il corridoio 5 non porta più da nessuna parte: si arresta di brutto al confine portoghese. E' sempre esistito solo sulla carta e ora anche sulla carta diventa un vicolo cieco. Vogliamo ugualmente intestardirci a costruirne un pezzo?
Maria Ferdinanda Piva

FONTE: http://www.byoblu.com/post/2012/03/25/Il-TAV-perde-i-pezzi.aspx

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Tav: il Portogallo abbandona l’alta velocità con la Spagna, la Lisbona-Kiev perde il capolinea
Il governo portoghese ha annunciato l’abbandono definitivo del progetto di Alta velocità per i collegamenti con la Spagna, sospeso nel giugno di un anno fa, all’indomani dell’insediamento dell’esecutivo conservatore. Il ministro dell’Economia e del Lavoro ha dichiarato “definitivamente abbandonato” il progetto, in seguito a una decisione della Corte dei conti che ha negato l’approvazione al contratto di concessione dell’Alta velocità varato dal precedente esecutivo. Nella nota il governo assicura che saranno valutate le conseguenze giuridiche ed economiche della sentenza, ”per agire in difesa dell’interesse pubblico”.
La Corte dei Conti ha annullato dunque il contratto per l’esecuzione della tratta principale del progetto di Alta velocità fra Lisbona e Madrid, di circa 150 km, che doveva collegate Poceirao con Caia, alla frontiera con la città spagnola di Badajoz.
Con questa decisione, lo storico corridoio Kiev-Lisbona, del quale dovrebbe far parte anche il tratto tra Torino e Lione, perde il capolinea.
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Oggi non voglio elencarvi le 150 ragioni per NON fare il TAV
...e non voglio esprimere giudizi sul "pecorella" detto al carabiniere e il dibattito che ne è seguito, non mi interessa analizzare il perchè i carabinieri in Val di Susa entrano nei bar buttando giù le vetrate: di queste e di tante altre cose potete trovare qualsiasi tipo di informazione e di dati, esposti sicuramente meglio di quanto potrei fare io.
Oggi voglio provare a trasmettervi quello che la Val di Susa ed i No Tav ti lasciano nel cuore: mi piacerebbe trasmettere a chi di voi non ci è mai andato cosa si prova a stare due giorni con loro. Se riuscirò con queste righe a trasmettervi anche solo una minima parte di quello che sento dentro, molti di voi sentiranno il bisogno e il dovere di andarci.
Quando da Torino prendi la statale per la val Susa, a mano a mano che ti avvicini ti rendi conto che il navigatore non ti serve più. Per farti capire che sei sulla strada giusta bastano le bandiere: su ogni palo della luce dei vari comuni c'è ne una, se fai attenzione puoi notare dalla loro usura in quali paesi sono state issate per prime. Le altre volte che ero andato in valle avevo preso l'autostrada e non avevo potuto percepire il loro graduale aumento: ero passato da zero, a bandiere ovunque.
Arrivato a Bussoleno finalmente mi sono ritrovato in quella moltitudine di persone a cui mi ero abituato quest'estate, che variano dall'anziana signora valligiana al ragazzo con i dred sulla testa, dalle famiglie con i figli alle bande musicali, ovviamente, inutile dirlo, "qualche" attivista del moVimento 5* lo trovi sempre... alcune differenze rispetto a quest'estate c'erano.
La prima, il luogo d'incontro: purtroppo non più i boschi attorno al museo archeologico ma la piazza del mercato di Bussoleno.
La seconda, una presenza incredibile di giornalisti ed i relativi furgoni con le parabole satellitari per la diretta. Mi chiedo: ma dove erano fino ad oggi?!
Dal megafono vengono comunicate come di consueto le iniziative della giornata, un corteo per le strade di Bussoleno, e un altro che con le macchine si sposterà ad Avigliana con ritrovo in serata di nuovo alla piazza di Bussoleno.
La sera sulle strade del paese famiglie con bambini passeggiano per in mezzo a gruppi di ragazzi seduti fuori dai bar o dalle pizzerie, chi per terra e chi sui muretti, qualcuno suona, i cani passano da un gruppo all'altro per prendersi gli avanzi di un panino o di un pezzo di carne, tante persone sparse tra la piazza del mercato e le vie limitrofe, volti per me nuovi ed altri visti e rivisti di persona o in TV, come il ragazzo disabile che dopo la caduta di Luca Abbà implorava i poliziotti di far arrivare l'ambulanza, oppure il ragazzo che sempre in baita con la voce rotta dal pianto parlava alle forze dell'ordine dicendogli "io non ci credo che voi siete contenti di fare questo lavoro sarebbe una delusione troppo grande" (http://www.youtube.com/watch?v=N7z82WeGPEM), molti di loro sono stanchi, ma in nessuno dei loro sguardi puoi trovare rassegnazione.

Noi del M5* avevamo fatto un gruppetto tra quelli di Milano, di Paderno Dugnano e quelli del Piemonte e mentre ce ne stavamo a parlare di Tav, di fiato sul collo, di bilanci, e dei mille problemi comuni che abbiamo, si avvicinano due ragazzi di Trieste per chiederci informazioni, era la prima volta che venivano in valle: dopo 2 minuti sia noi che loro capiamo che c'è qualcosa in comune fra noi e scopriamo che anche loro sono del moVimento 5 stelle: io già il 25/06/11 avevo capito che nella valle c'era qualcosa di speciale ed incontrare due attivisti di Trieste in quel modo ne è stata l'ennesima conferma.

Il giorno dopo finalmente nei prati di Giaglione ho ritrovato la Val Susa di quest'estate, migliaia di persone sparse fra i prati e i boschi, i banchetti coi libri, maglie e bandiere No Tav, strumenti musicali ovunque, gente che ballava e che cantava, bambini che giocavano coi cani: io cani così affettuosi e liberi di scorrazzare ovunque li ho visti solo in Val di Susa, e più della metà di loro invece del collare aveva la bandana No Tav legata al petto. I pentoloni di polenta sul fuoco, le donne della valle con le loro torte, ragazzi che giocavano a calcio, tutti mischiati, nessun preconcetto.

Finita la polenta sul palco salgono alcuni dei No Tav più "famosi" (fra i valsusini la parola "leader" non è molto usata, anche per loro è più adatta quella di portavoce) per ultimo parla Perino, che ricorda a Monti e a tutti i Politici che i valsusini non si arrenderanno mai e che oggi è una giornata di festa.
Il corteo parte verso la Clarea e le recinzioni del cantiere. Il sentiero è stretto: ci stanno dalle 4 alle 6 persone per fila più o meno, e in un attimo ti ritrovi in un lungo serpentone che si snoda per una strada sterrata di montagna. Sentirti una cosa sola con tutti diventa naturale, mentre cammini ti accompagnano i cori sentiti e risentiti in rete, ora anche in TV, ma che a cantarli dal vivo ti rendono allegro ad ogni passo,.... "giù le mani dalla Val Susa".... "la valle non vi vuole andatevene via"...... ed il mio preferito

"la Val Susa paura non ne ha", perchè vedete secondo me uno dei nodi cruciali di questa storia che si comprende bene solo andando in valle, è che le minacce di tolleranza zero verso azioni illegali compresi i blocchi autostradali, la presenza costante per due giorni degli elicotteri che ti sorvolano sopra la testa ad ogni spostamento di massa che i No Tav fanno, le barricate della polizia con il filo spinato, i poliziotti imbardati e minacciosi, a quelli della valle non fanno paura, nonostante 3 giorni prima erano stati inseguiti, gasati e manganellati (lasciamo perdere se a torto o a ragione), negli occhi delle persone vedevi tutte le emozioni, tranne la paura.

Io sono sicurissimo che molti di loro ne hanno, perchè aver paura di una camionetta con idrante o del gas CS (arma chimica vietata in guerra) o di 100 poliziotti che ti inseguono manganello alla mano è normale, ma le motivazioni dei No Tav sono talmente forti e le loro convinzioni talmente giuste, che la paura passa in secondo piano.
Ed è questo il maggior pericolo per i nostri politici: se anche il resto d'Italia impara che quando abbiamo una ragione OGGETTIVA dalla nostra parte, oltre ad indignarsi è lecito, anzi doveroso, incazzarsi. Se la vicenda della Val Susa dimostrasse che senza paura si può vincere anche avendo tutti contro, da sinistra a destra passando per il centro, allora per loro la situazione si complicherebbe pericolosamente.
E i migliori esempi di NON paura che io ho trovato nella valle non sono quelli di guerriglia, non sono i sassi che volano, ma sono Luca Abbà che si arrampica sul traliccio del suo terreno, sono le decine di persone sedute sull'autostrada con le mani sulla testa a far resistenza passiva, sono Turi che a piedi nudi aggira tutti i blocchi e le recinzioni del cantiere e arrampicandosi sullo stesso traliccio di luca, dimostrando con un semplice gesto che la polizia con Luca non ha seguito la procedura prevista in questi casi.

Forse per bloccare il Tav ci vorrà del tempo, ma quel bambino che vedete in foto e che domenica sventolava la bandiera mentre l'elicottero faceva avanti e indietro sopra la sua testa, sta crescendo imparando che i propri diritti vanno difesi, e prima o poi sventolerà quella stessa bandiera salutando le ruspe che andranno via dalla valle.


MATERIALI PREZIOSI SOTTO LE MONTAGNE DELLA VAL DI SUSA:
http://www.poliradio.it/news/2012/03/09/materiali-preziosi-sotto-le-montagne-della-val-di-susa/


http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/milano/2012/04/tantalio-ed-uranio-le-ragioni-della-tav.html


Tav, 114 Km accanto alle miniere d’uranio
La Valsusa è la miniera uranifera d’Europa. Non lo dicono i No Tav, ma l’Agip che, durante gli anni ’70, ha scavato una serie di tunnel esplorativi sui monti fra Giaglione e Venaus per cercare il pechblenda, uno dei principali minerali di uranio usati per produrre combustibile nucleare. Il problema è che questi scavi, dismessi perché commercialmente poco convenienti, si trovano a poche centinaia di metri dalla Maddalena di Chiomonte, il luogo scelto da Ltf per costruire il cunicolo geognostico per le gallerie Tav fra Torino e Lione. Nonostante il governo, nel dossier in cui dà il proprio via libera al Tav, scriva che “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti”, la popolazione locale è fortemente preoccupata per la presenza del minerale. E la dimostrazione è al campo sportivo di Giaglione, a pochi metri dal presidio No Tav. La struttura è stata costruita con i materiali di risulta di alcuni scavi effettuati nei pressi del cantiere di Chiomonte. In quel luogo la radioattività è di due volte superiore la media  di Andrea Bertaglio e Lorenzo Galeazzi



Siamo tutti black block… o sono fra di loro???
Ultimo aggiornamento: più di un anno fa · Foto scattate presso Chiomonte
questi figuranti li abbiamo sorpresi dietro il plotone di poliziotti alla baita clarea… al primo avvistamento si sono andati a nascondere nelle retrovie… ma davvero continuiamo a credere che i cattivi siano sempre fra di noi?




Tav, qualcuno ancora non ha capito Non mi interessa la politica
Mi interessa la logica, il buon senso. E nel nostro mondo ne circola troppo poco. Ecco perché di Tav voglio scriverne oggi, senza notizie, senza pestaggi della polizia, senza violenze dannose per il Movimento.

Ho impiegato 6 ore e passa per coprire la distanza tra La Spezia e Ancona, prendendo 4 treni: La Spezia – Pisa – Firenze – Bologna – Ancona. E non erano gli anni Settanta, era qualche giorno fa. E non mi hanno pagato, al contrario, ho speso oltre 70 euro (grazie al cielo ero ospite per una presentazione). E non era un incubo. Ero sveglio.

Ora io dico, se il figlioletto non avesse i vestiti o se mamma fosse costretta a chiedere l’elemosina, papà si comprerebbe la Jaguar? Non credo. E’ quello che fanno i nostri governanti quando spingono per realizzare il Tav (Treno ad Alta Velocità) mentre noi arranchiamo come pendolari o semplici passeggeri su qualunque tratta italiana che non sia la Milano-Roma. Signori delle Ferrovie, governanti, siamo con una mano davanti e l’altra di dietro, ci comprate le mutande o vi comprate lo smoking?

Il Tav è stato pensato trent’anni fa, quando c’era un’idea di sviluppo e di modernità che oggi è del tutto obsoleta, quando il contesto economico mondiale, delle risorse energetiche, della crescita industriale, sembrava inossidabile e imbattibile mentre oggi si rivela allo sbando, quando il nostro debito pareva non vederlo nessuno, quando la nostra sensibilità sulle migliaia di scuole a rischio sismico o sugli ospedali fatiscenti, era assai più bassa di oggi. Mentre il sistema economico scricchiola e la nave affonda, c’è ancora qualcuno che non ha capito che la politica delle grandi opere è vecchia, è stata abbandonata da tutti in Europa, e che dobbiamo fix the country, rimettere a posto il Paese, occuparci di quello che non va, rinsaldare, ristrutturare, migliorare, cercare un altro sviluppo.

Perché qualcuno vuole far risparmiare venti minuti tra Torino e Lione e non si preoccupa di chi spreca ore, settimane, intere vite sui treni brutti, lenti e cari del nostro Paese? Ma chi ci deve andare tra Torino e Lione? E perché vale di più di chi viaggia tra La Spezia e Ancona? E perché qualcuno ancora crede che questa sia solo una questione piemontese? E’ il modello di sviluppo la posta in gioco. Di tutti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/28/qualcuno-ancora-capito/200714/



Bologna-Firenze: incubo Tav
Centocinquanta milioni di metri cubi d'acqua prosciugati tra pozzi, fiumi e torrenti secolari, un processo penale (arrivato all'appello) contro l'impresa costruttrice, un altro davanti alla Corte dei conti per dirigenti e amministratori locali. E poi smottamenti, crepe nelle case e voragini spalancate nell'asfalto a Bologna, e il solito mare di polemiche: il tutto per un'opera che ha sfondato, secondo le ultime stime, il tetto dei 6 miliardi di euro.
PIÙ DI 70 KM SOTTO TERRA. Benvenuti sulla Tav Bologna-Firenze, la linea ad alta velocità che collega - attraverso l'appennino tosco-emiliano - le due città in soli 37 minuti, secondo più secondo meno. Il tutto su un percorso totale di 78,5 chilometri, il 93% dei quali passa sotto una galleria. Un'opera dai costi faraonici (ogni chilometro, dicono gli esperti, è costato la bellezza di 70 milioni di euro) il cui bozzetto preliminare fu presentato nel 1991 ma che ha visto il primo treno sfrecciare alla velocità di 356 km/h nel dicembre del 2009 quando la tratta venne inaugurata dall'allora premier Silvio Berlusconi con tanto di berretto da ferroviere calato sulla testa.
UNA POLEMICA LUNGA 18 ANNI. In mezzo diciotto anni di lavori, ritardi e polemiche che hanno visto fronteggiarsi a più riprese i Comuni e le Regioni interessate dal progetto, le associazioni ambientaliste, Ferrovie dello Stato e il consorzio Cavet (l'impresa di Pianoro a cui venne affidata la costruzione dell'intera tratta) a causa del disastroso impatto ambientale che la Tav ha provocato soprattutto nella zona del Mugello e che ha portato all'apertura prima di una indagine penale sfociata in un processo attualmente arrivato al secondo grado di giudizio, e successivamente ad un'inchiesta della Corte dei conti per danni erariali.
Gli ambientalisti: «Al Mugello drenati 150 milioni di metri cubi d'acqua»
Il cantiere della Tav in Mugello.
Il cantiere della Tav in Mugello.
«L'impatto ambientale della Tav Firenze-Bologna è stato devastante, soprattutto dal punto di vista della tutela delle risorse idriche», ha spiegato a Lettera43.it Girolamo Dell'Olio, presidente dell'associazione ambientalista toscana Idra. «Soltanto in Mugello, prima ancora della fine dei lavori, gli impatti avevano già colpito 73 sorgenti, 45 pozzi, 5 acquedotti, 20 tra fiumi, torrenti e fossi, per un totale di 150 milioni di metri cubi di acqua drenata».
LA CONDANNA DEL 2008 CANCELLATA IN APPELLO. Un danno che è ancora senza colpevoli nonostante siano state tante e diverse le indagini che la magistratura ha portato avanti sugli eventuali danni provocati dai cantieri. La più importante portò nel 2004 alla sbarra proprio il Consorzio Cavet, accusato dell'illecito smaltimento dei rifiuti di scavo e dei danni alle falde acquifere. Nel 2008 la sentenza di primo grado diede ragione alle associazioni che si erano battute contro la Tav condannando 27 persone e disponendo un risarcimento di quasi 150 milioni di euro. Sentenza però ribaltata un anno più tardi dalla Corte d'appello che ha assolto tutti gli imputati cancellando con un colpo di spugna anche il maxi risarcimento per i danni ambientali.
PROCESSO PER DANNI DALL'ERARIO ANCORA APERTO. Ma se il procedimento penale è ormai arrivato al capolinea (salvo ricorso in Cassazione) quello per i danni subiti dall'erario è ancora in corso. Nel 2009 la Corte dei conti presentò un invito a dedurre a 52 personalità legate al governo regionale della Toscana, tra dirigenti, assessori capi dipartimenti (all'epoca dei nulla osta per la Tav il governatore era l'attuale vicepresidente del Senato ed esponente del Pd Vannino Chiti) nella quale si chiedeva un risarcimento di 741 milioni di euro proprio per i danni provocati alle falde acquifere del Mugello. Una cifra che poco più tardi fu ridimensionata fino a 13,5 milioni di euro con il coinvolgimento di 'soli' 22 colletti bianchi e sulla quale a breve si attende il pronunciamento dei magistrati contabili.
SENTENZA CON IMPLICAZIONI POLITICHE. «Questo processo, all'interno del quale la nostra associazione interviene ad adiuvandum, mira a verificare che gli enti che hanno autorizzato al più alto livello l'opera fossero a conoscenza delle criticità idrogeologiche che potevano determinarsi», aggiunge Dell'Olio. «Più in generale, però, una eventuale sentenza di colpevolezza dei nostri amministratori pubblici potrebbe avere implicazioni politiche molto interessanti visto che colpirebbe per la prima volta - al di là dei privati, che guardano con naturale propensione al profitto - coloro che dovrebbero invece tutelare il bene pubblico. Ecco perché una sentenza del genere sarebbe suscettibile di produrre ripercussioni importanti anche sulla tratta Tav in Val di Susa».
DANNI RISARCITI SOLO IN PARTE. D'altronde i danni che l'alta velocità ha provocato al Mugello sono tanti e tutti documentabili. Molti raccontano di crepe nelle case, smottamenti improvvisi ma soprattutto di attività agricole andate sul lastrico proprio per l'improvvisa mancanza di acqua. Come nel caso dell'azienda del signor Sergio Pietracito, titolare di una importante ditta biologica del Mugello proprio a due passi dal cantiere Tav, che dopo la fine dei lavori si è ritrovato con il suo frutteto invaso da agenti chimici e polveri, senz'acqua per dar da bere agli animali e con la casa piena di crepe inquietanti. In qualche caso i danni arrecati sono stati risarciti da parte dei costruttori, anche se ancora oggi, a tre anni dalla chiusura dei cantieri, è difficile riuscire a capire chi è stato risarcito e soprattutto quanto.
LA BEFFA DELLE OPERE DI 'COMPENSAZIONE'. «Diversamente dai nodi urbani dove esiste un protocollo che regolamenta i risarcimenti alle persone danneggiate - ha aggiunto Dell'Olio - in Mugello si è portata avanti una politica del risarcimento 'casa per casa'. In più molti comuni hanno detto sì a diverse opere di cui avevano magari bisogno - curiosamente definite 'di compensazione' - come sentieri di trekking, campi sportivi, ma anche strade e scuole, innescando così una doppia beffa visto che all'impatto ambientale della Tav si è aggiunto quello dell'asfalto versato per oltre 100 chilometri. A dispetto degli accordi solennemente sottoscritti, non un metro cubo di terra di scavo è stato trasportato su ferro: tutto ha viaggiato rigorosamente su gomma».
Bologna, una voragine in via de' Carracci provocata dai cantieri Tav
La voragine provocata dai lavori per la linea ad alta velocità a pochi passi da via de' Carracci a Bologna.
La voragine provocata dai lavori per la linea ad alta velocità a pochi passi da via de' Carracci a Bologna.
Ma la Tav non ha fatto 'vittime' solo in Appennino. Smottamenti e crepe in diverse abitazioni si sono registrate sì nei piccoli comuni e nelle frazioni che corrono vicino alla nuova galleria ma i disagi più imponenti hanno colpito, e continuano a farlo, proprio la città di Bologna dove esiste un'intera strada letteralmente devastata dal cantiere per la costruzione della nuova stazione sotterranea per l'alta velocità.
L'ECONOMIA DELLA ZONA IN GINOCCHIO DAL 2008. È la storia di via de' Carracci, dove fino a qualche tempo fa si trovava l'entrata secondaria della stazione centrale: novecento metri presi d'assalto ogni giorno da migliaia di pendolari che però dal marzo del 2005 con l'apertura del cantiere Tav è stata risucchiata in un voragine fatta di degrado, crisi commerciale, polvere e rumore. «I lavori dovevano finire nel 2008 e invece oggi il cantiere è ancora lì con tutti i problemi che ne derivano», ha raccontato a Lettera43.it Dino Schiavoni, portavoce del comitato dei residenti. Un progetto da 1,9 miliardi di euro che, ritardi permettendo, è previsto che veda la luce nel 2013 ma che nel frattempo ha messo in ginocchio l'economia e i nervi dei residenti di via Carracci.
DESERTIFICAZIONE DEL QUARTIERE E PROBLEMI DI SICUREZZA. In sette anni sono scomparsi molti negozi e quelli che sono rimasti hanno dimezzato incassi e profitti. Alcuni residenti poi hanno deciso di cambiare strada, casa, quartiere. Schiavoni, che gestisce un bar e una sala giochi a venti metri dal cantiere Tav ha dovuto licenziare tre dipendenti e un collaboratore a causa del crollo del suo giro d'affari. «I miei incassi erano diminuiti di un quinto e non potevo permettermi di dare lavoro ad altre persone», ha spiegato. Se prima consumavo 800 kg di caffè nel mio bar, adesso faccio fatica ad arrivare a 150. Qui una volta c'era un concessionario d'auto, altri negozi che hanno dovuto chiudere perché il cantiere ha sostanzialmente provocato la desertificazione dell'area con conseguenti problemi legati anche alla sicurezza».
EVACUATO UN INTERO PALAZZO. Ma a soffrire, oltre alle attività commerciali, ci sono soprattutto i residenti che ormai da anni vivono un autentico calvario. Nell'agosto del 2008 un intero palazzo fu evacuato perché mancavano le condizioni di sicurezza minime dopo la comparsa di alcune inquietanti crepe tra i muri. Sei famiglie furono fatte sloggiare in fretta e furia con la promessa che avrebbero potuto far ritorno nelle loro case dopo un anno. Oggi la situazione è rimasta la stessa e nessuno sa quando quegli appartamenti potranno essere nuovamente agibili.
DOPPIA CAUSA AI VERTICI TAV. E poi c'è la storia della signora Elena Golinelli, 86 anni, madre di un ex campione di ciclismo su pista, costretta a vivere con le transenne in casa. Un bel giorno i tecnici della Tav hanno bussato alla sua porta e hanno messo i sigilli alla camera che fu di suo figlio, e dove ancora conserva le coppe vinte, per problemi di staticità. Per il suo e per altri casi i residenti hanno presentato una doppia causa contro i vertici Tav: la prima per i ritardi dei lavori, l'altra per gli sforamenti da Pm10 registrati durante i lavori del cantiere. «In questa strada ci sono dei problemi evidenti che però qualcuno fa finta di non vedere sfruttando la lentezza della giustizia italiana», ha concluso Schiavoni. «Un'esperienza che abbiamo raccontato ai nostri amici della Val di Susa. Perché quello che noi viviamo ogni giorno da sette anni a questa parte è soprattutto l'assoluta mancanza di informazioni da parte di chi invece di dovrebbe informare».
Lunedì, 09 Aprile 2012


ALTA VELOCITA’- Bologna-Firenze: incubo Tav
Bologna-Firenze: incubo Tav- Spesa record e danni all’ambiente.
Centocinquanta milioni di metri cubi d’acqua prosciugati tra pozzi, fiumi e torrenti secolari, un processo penale (arrivato all’appello) contro l’impresa costruttrice, un altro davanti alla Corte dei conti per dirigenti e amministratori locali. E poi smottamenti, crepe nelle case e voragini spalancate nell’asfalto a Bologna, e il solito mare di polemiche: il tutto per un’opera che ha sfondato, secondo le ultime stime, il tetto dei 6 miliardi di euro.
PIÙ DI 70 KM SOTTO TERRA. Benvenuti sulla Tav Bologna-Firenze, la linea ad alta velocità che collega – attraverso l’appennino tosco-emiliano – le due città in soli 37 minuti, secondo più secondo meno. Il tutto su un percorso totale di 78,5 chilometri, il 93% dei quali passa sotto una galleria. Un’opera dai costi faraonici (ogni chilometro, dicono gli esperti, è costato la bellezza di 70 milioni di euro) il cui bozzetto preliminare fu presentato nel 1991 ma che ha visto il primo treno sfrecciare alla velocità di 356 km/h nel dicembre del 2009 quando la tratta venne inaugurata dall’allora premier Silvio Berlusconi con tanto di berretto da ferroviere calato sulla testa.
UNA POLEMICA LUNGA 18 ANNI. In mezzo diciotto anni di lavori, ritardi e polemiche che hanno visto fronteggiarsi a più riprese i Comuni e le Regioni interessate dal progetto, le associazioni ambientaliste, Ferrovie dello Stato e il consorzio Cavet (l’impresa di Pianoro a cui venne affidata la costruzione dell’intera tratta) a causa del disastroso impatto ambientale che la Tav ha provocato soprattutto nella zona del Mugello e che ha portato all’apertura prima di una indagine penale sfociata in un processo attualmente arrivato al secondo grado di giudizio, e successivamente ad un’inchiesta della Corte dei conti per danni erariali.

Gli ambientalisti: «Al Mugello drenati 150 milioni di metri cubi d’acqua»
«L’impatto ambientale della Tav Firenze-Bologna è stato devastante, soprattutto dal punto di vista della tutela delle risorse idriche», ha spiegato a Lettera43.it Girolamo Dell’Olio, presidente dell’associazione ambientalista toscana Idra. «Soltanto in Mugello, prima ancora della fine dei lavori, gli impatti avevano già colpito 73 sorgenti, 45 pozzi, 5 acquedotti, 20 tra fiumi, torrenti e fossi, per un totale di 150 milioni di metri cubi di acqua drenata».
LA CONDANNA DEL 2008 CANCELLATA IN APPELLO. Un danno che è ancora senza colpevoli nonostante siano state tante e diverse le indagini che la magistratura ha portato avanti sugli eventuali danni provocati dai cantieri. La più importante portò nel 2004 alla sbarra proprio il Consorzio Cavet, accusato dell’illecito smaltimento dei rifiuti di scavo e dei danni alle falde acquifere. Nel 2008 la sentenza di primo grado diede ragione alle associazioni che si erano battute contro la Tav condannando 27 persone e disponendo un risarcimento di quasi 150 milioni di euro. Sentenza però ribaltata un anno più tardi dalla Corte d’appello che ha assolto tutti gli imputati cancellando con un colpo di spugna anche il maxi risarcimento per i danni ambientali.
PROCESSO PER DANNI DALL’ERARIO ANCORA APERTO. Ma se il procedimento penale è ormai arrivato al capolinea (salvo ricorso in Cassazione) quello per i danni subiti dall’erario è ancora in corso. Nel 2009 la Corte dei conti presentò un invito a dedurre a 52 personalità legate al governo regionale della Toscana, tra dirigenti, assessori capi dipartimenti (all’epoca dei nulla osta per la Tav il governatore era l’attuale vicepresidente del Senato ed esponente del Pd Vannino Chiti) nella quale si chiedeva un risarcimento di 741 milioni di euro proprio per i danni provocati alle falde acquifere del Mugello. Una cifra che poco più tardi fu ridimensionata fino a 13,5 milioni di euro con il coinvolgimento di ’soli’ 22 colletti bianchi e sulla quale a breve si attende il pronunciamento dei magistrati contabili.
SENTENZA CON IMPLICAZIONI POLITICHE. «Questo processo, all’interno del quale la nostra associazione interviene ad adiuvandum, mira a verificare che gli enti che hanno autorizzato al più alto livello l’opera fossero a conoscenza delle criticità idrogeologiche che potevano determinarsi», aggiunge Dell’Olio. «Più in generale, però, una eventuale sentenza di colpevolezza dei nostri amministratori pubblici potrebbe avere implicazioni politiche molto interessanti visto che colpirebbe per la prima volta – al di là dei privati, che guardano con naturale propensione al profitto – coloro che dovrebbero invece tutelare il bene pubblico. Ecco perché una sentenza del genere sarebbe suscettibile di produrre ripercussioni importanti anche sulla tratta Tav in Val di Susa».
DANNI RISARCITI SOLO IN PARTE. D’altronde i danni che l’alta velocità ha provocato al Mugello sono tanti e tutti documentabili. Molti raccontano di crepe nelle case, smottamenti improvvisi ma soprattutto di attività agricole andate sul lastrico proprio per l’improvvisa mancanza di acqua. Come nel caso dell’azienda del signor Sergio Pietracito, titolare di una importante ditta biologica del Mugello proprio a due passi dal cantiere Tav, che dopo la fine dei lavori si è ritrovato con il suo frutteto invaso da agenti chimici e polveri, senz’acqua per dar da bere agli animali e con la casa piena di crepe inquietanti. In qualche caso i danni arrecati sono stati risarciti da parte dei costruttori, anche se ancora oggi, a tre anni dalla chiusura dei cantieri, è difficile riuscire a capire chi è stato risarcito e soprattutto quanto.
LA BEFFA DELLE OPERE DI ‘COMPENSAZIONE’. «Diversamente dai nodi urbani dove esiste un protocollo che regolamenta i risarcimenti alle persone danneggiate – ha aggiunto Dell’Olio – in Mugello si è portata avanti una politica del risarcimento ‘casa per casa’. In più molti comuni hanno detto sì a diverse opere di cui avevano magari bisogno – curiosamente definite ‘di compensazione’ – come sentieri di trekking, campi sportivi, ma anche strade e scuole, innescando così una doppia beffa visto che all’impatto ambientale della Tav si è aggiunto quello dell’asfalto versato per oltre 100 chilometri. A dispetto degli accordi solennemente sottoscritti, non un metro cubo di terra di scavo è stato trasportato su ferro: tutto ha viaggiato rigorosamente su gomma».

Bologna, una voragine in via de’ Carracci provocata dai cantieri Tav
Ma la Tav non ha fatto ‘vittime’ solo in Appennino. Smottamenti e crepe in diverse abitazioni si sono registrate sì nei piccoli comuni e nelle frazioni che corrono vicino alla nuova galleria ma i disagi più imponenti hanno colpito, e continuano a farlo, proprio la città di Bologna dove esiste un’intera strada letteralmente devastata dal cantiere per la costruzione della nuova stazione sotterranea per l’alta velocità.
L’ECONOMIA DELLA ZONA IN GINOCCHIO DAL 2008. È la storia di via de’ Carracci, dove fino a qualche tempo fa si trovava l’entrata secondaria della stazione centrale: novecento metri presi d’assalto ogni giorno da migliaia di pendolari che però dal marzo del 2005 con l’apertura del cantiere Tav è stata risucchiata in un voragine fatta di degrado, crisi commerciale, polvere e rumore. «I lavori dovevano finire nel 2008 e invece oggi il cantiere è ancora lì con tutti i problemi che ne derivano», ha raccontato a Lettera43.it Dino Schiavoni, portavoce del comitato dei residenti. Un progetto da 1,9 miliardi di euro che, ritardi permettendo, è previsto che veda la luce nel 2013 ma che nel frattempo ha messo in ginocchio l’economia e i nervi dei residenti di via Carracci.
DESERTIFICAZIONE DEL QUARTIERE E PROBLEMI DI SICUREZZA. In sette anni sono scomparsi molti negozi e quelli che sono rimasti hanno dimezzato incassi e profitti. Alcuni residenti poi hanno deciso di cambiare strada, casa, quartiere. Schiavoni, che gestisce un bar e una sala giochi a venti metri dal cantiere Tav ha dovuto licenziare tre dipendenti e un collaboratore a causa del crollo del suo giro d’affari. «I miei incassi erano diminuiti di un quinto e non potevo permettermi di dare lavoro ad altre persone», ha spiegato. Se prima consumavo 800 kg di caffè nel mio bar, adesso faccio fatica ad arrivare a 150. Qui una volta c’era un concessionario d’auto, altri negozi che hanno dovuto chiudere perché il cantiere ha sostanzialmente provocato la desertificazione dell’area con conseguenti problemi legati anche alla sicurezza».
EVACUATO UN INTERO PALAZZO. Ma a soffrire, oltre alle attività commerciali, ci sono soprattutto i residenti che ormai da anni vivono un autentico calvario. Nell’agosto del 2008 un intero palazzo fu evacuato perché mancavano le condizioni di sicurezza minime dopo la comparsa di alcune inquietanti crepe tra i muri. Sei famiglie furono fatte sloggiare in fretta e furia con la promessa che avrebbero potuto far ritorno nelle loro case dopo un anno. Oggi la situazione è rimasta la stessa e nessuno sa quando quegli appartamenti potranno essere nuovamente agibili.
DOPPIA CAUSA AI VERTICI TAV. E poi c’è la storia della signora Elena Golinelli, 86 anni, madre di un ex campione di ciclismo su pista, costretta a vivere con le transenne in casa. Un bel giorno i tecnici della Tav hanno bussato alla sua porta e hanno messo i sigilli alla camera che fu di suo figlio, e dove ancora conserva le coppe vinte, per problemi di staticità. Per il suo e per altri casi i residenti hanno presentato una doppia causa contro i vertici Tav: la prima per i ritardi dei lavori, l’altra per gli sforamenti da Pm10 registrati durante i lavori del cantiere. «In questa strada ci sono dei problemi evidenti che però qualcuno fa finta di non vedere sfruttando la lentezza della giustizia italiana», ha concluso Schiavoni. «Un’esperienza che abbiamo raccontato ai nostri amici della Val di Susa. Perché quello che noi viviamo ogni giorno da sette anni a questa parte è soprattutto l’assoluta mancanza di informazioni da parte di chi invece di dovrebbe informare».
http://www.informarexresistere.fr/2012/04/20/alta-velocita%E2%80%99-bologna-firenze-incubo-tav/#ixzz1sbBfcMcz



Un breve bilancio a metà strada
Sono passati molti mesi e molte stagioni da quando la val Clarea è diventata il centro della lotta no tav. Prima il progetto del cunicolo (dopo l’abbandono di Venaus nel 2005) poi l’osservatorio e poi il movimento. Le prime marce da Chiomonte a Giaglione, la costruzione della baita, le casette sugli alberi, poi ancora la libera repubblica della Maddalena.
Dal 27 giugno 2011 la musica cambia, arrivano le truppe, gli sgomberi e un anno intero di lotte, allargamento di recinzioni e resistenza. Questa fase la conosciamo tutti molto bene, l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle, ed è terminata l’11 aprile 2012 con la dichiarazione ufficiale di esproprio dei terreni e il completamento delle recinzioni-fortino del cantiere. Possiamo dire che averli costretti ad impiegare un anno per piazzare la recinzione sia un buon risultato per il movimento no tav. Grazie alla tenace e continua resistenza, grazie a molte giornate difficili in cui quelle recinzioni hanno tremato e continuano a tremare le operazioni di apertura dei lavori continuano a essere difficilissime e la ditta incaricata dei lavori continua a temporeggiare....
..continua su: http://www.tzetze.it/tzetze_news.php?http%3A%2F%2Fwww.notav.info%2Feditoriale%2Fun-breve-bilancio-a-meta-strada%2F&key=d81ba40fc3cbdf059a8de991e544442b12eab30f


http://www.beppegrillo.it/battaglie/no_tav.php


“Non sono 360, ma sono 1769 i tecnici No Tav”
Il professor Massimo Zucchetti risponde all’architetto Foietta e all’onorevole Esposito, coautori del libro “Tav Si”, che domani in una conferenza stampa hanno annunciato di analizzare i curricula dei professori “No Tav”.
- Massimo Zucchetti- 24 maggio 2012- In vista del dimenticabile evento di domani, venerdì 25 maggio, nei quali i signori Stefano Esposito e Paolo Foietta faranno una conferenza stampa presso la sede del PD di Torino, per analizzare i 360 firmatari dell'appello sul ripensamento sul TAV a Mario Monti e dire che non sono professori e neanche esperti, rispondendo da sé stessi ai seguenti quesiti:
- Ma chi sono realmente i sottoscrittori dell’Appello a Mario Monti?
- Quanti di loro sono autenticamente “accademici” (ovvero ordinari, associati, ricercatori, docenti a contratto, ecc.)?
- Quanti tra i sottoscrittori hanno competenze specifiche in materia di infrastrutture, trasporti, logistica, economia?
- A quali e a quanti atenei appartengono i sottoscrittori?
- Il Politecnico di Torino è da considerarsi una centrale di elaborazione del pensiero NoTav?
Vorremmo fornire ai suddetti signori (oltre che a tutto il pubblico) alcuni dati che pare, dal tono stesso delle domande, essi ignorano.
- Il nostro appello è stato firmato da 360 accademici e professionisti (ossia tecnici, ma non accademici). Tra questi, non solo tecnici dei trasporti, ma anche economisti, sociologi, ecologi, etc, come è giusto che sia in una questione che coinvolge una vallata e un paese in maniera ampiamente complessa.
- Questi nomi e le relative affiliazioni sono da noi stati resi pubblici, in omaggio alla trasparenza che noi abbiamo sempre usato e loro mai.
- Nelle nostre liste sono presenti un certo numero di dottorandi e contrattisti, ossia la crema della ricerca italiana, quelli su cui si piange quando se ne vanno all'estero. Abbiamo cancellato i firmatari che erano impiegati dell'Università, ma non tecnici.
- Il primo elenco, 360 firmatari, è sul sito del politecnico. Questo appello ha avuto 360 firme di tecnici e altre 700 di cittadini qualsiasi.
- In seguito, altre 15.664 persone hanno firmato un secondo appello, consultabile qui
riempendo ben 157 pagine. Tra questi ci sono circa altri 1402 tecnici, di cui una buona metà accademici (ma anche gli altri, sempre tecnici sono…ingegneri, geologi, etc, FORSE molto di più competenti di questi signori della conferenza stampa).
- Questi ulteriori 1402 sono stati invitati al convegno del Politecnico del 26 aprile e ne abbiamo ovviamente la lista completa. Chi del PD vuole controllare, può andare sul sito dell'appello dei 15.664 e cominciare a contare.
- A ciò vi è da aggiungere qualcosa che i due signori della conferenza stampa non potevano prevedere.
Pochi giorni fa, vi è stato un terzo appello al Presidente del Consiglio Monti, analogo ai due precedenti, che è consultabile qui:
- I firmatari sono esperti di trasporti europei e maestri della cultura italiana, ovvero:
• il prof. Hermann Knoflacher, Politecnico di Vienna e Presidente del “Club of Vienna”, Vienna
• la dr.ssa Wittfrida Mitterer – Bioarchitettura, Bolzano
• il prof. Heiner Monheim – Esperto di politica dei trasporti, Università di Treviri – Germania
• il prof. Rolf Monheim – Università Bayreuth, Dipartimento di Geografia urbana applicata, Bayreuth – Germania
• il dr. Winfried Wolf – Coordinatore “Bündnis Bahn für Alle”, Berlino
• il prof. Alberto Asor Rosa – Rete dei Comitati in Difesa del Territorio, Roma
• il prof. Salvatore Settis – Scuola Normale Superiore Pisa
In totale, quindi, i firmatari degli appelli sono 1769 tecnici, fra accademici e professionisti, nonché circa altri 16.500 cittadini. Crediamo sia un lavoro inutile cercare di spalar fango su oltre 17.000 persone: sono troppe. Invitiamo perciò i due signori sopracitati a occupare il loro tempo lavorativo per quello per il quale sono regolarmente retribuiti.
Questi due signori svilupperanno domani, ne siamo certi, il solito teorema della cellula “No Tav” del Politecnico di Torino, oltre che cercare di screditare la nostra competenza professionale e anche la nostra onestà. Anche se è tipico di una certa scuola il tentativo di screditare le persone, attaccandole sul piano personale, quando non si possono combattere le loro idee, credo che tanto dovessimo, con questo comunicato, ai fini di inceppar sul nascere la consueta macchina del fango.


Anche la Germania boccia il TAV
Nonostante in Italia esista un silenzio omertoso sull’argomento, in tutta Europa stanno riducendosi sempre più i paesi ancora disposti ad investire al futuro su un progetto ritenuto obsoleto ed antieconomico come quello dell’alta velocità. In parte a causa della crisi economica che ha ridotto drasticamente le risorse disponibili, in parte perché dove già esiste il TAV ha ormai mostrato tutti i suoi limiti di costosissimo “gioco che non vale la candela”.
Dopo la rinuncia di Lisbona (previsto luogo di partenza dell’immaginifico corridoio 5 Lisbona – Kiev) che nel mese di marzo ha definitivamente abbandonato il progetto dell’alta velocità, già sospeso da oltre un anno, decidendo di privilegiare lo sviluppo delle tratte marittime, è arrivato anche il turno della Germania.
In un’intervista di qualche settimana fa, il presidente delle ferrovie tedesche, Rudiger Grube ha infatti rivelato il disinteresse nei confronti di nuovi progetti TAV e la volontà di privilegiare l’affidabilità, anziché la velocità……
Alla luce di questa decisione, la commessa di 6 miliardi di euro assegnata dalle ferrovie tedesche alla Siemens, per la costruzione di 220 nuovi treni ICE che entreranno in servizio nel 2020, riguarderà macchine in grado di raggiungere una velocità massima di 230/250 Km/h e non i 300 km/h degli attuali TAV che in Germania corrono sulle sole 2 tratte ad alta velocità esistenti, Colonia – Francoforte e Norimberga – Ingolstadt.
Grube ha motivato questa decisione sostenendo che “Per la Germania la velocità di 250 chilometri all’ora è più che sufficiente” e aggiungendo che costruire nuove tratte ad alta velocità costerebbe troppo, senza tener conto che il rallentamento da 300 a 250 della velocità massima comporterà tutta una serie di vantaggi che vanno dal minor costo di produzione e di manutenzione dei treni al minor costo di manutenzione delle linee.
Il suo epigono italiano Mauro Moretti, ad delle Ferrovie, nonostante si trovi ad operare in uno stato sull’orlo della bancarotta, dove i cittadini vengono spremuti come limoni e stanno perdendo qualsiasi residuo di ammortizzatore sociale, sembra essere al contrario di tutt’altro avviso.
Trenitalia ha infatti appena assegnato a Bombardier e Ansaldo Breda una commessa per nuovi super treni ad alta velocità che potranno sfrecciare a 360 all’ora, nonostante le tratte esistenti che consentono velocità di quel genere siano estremamente esigue.
Non dimenticatevi di Moretti quando nei prossimi mesi vi domanderanno nuovi sacrifici per il bene del paese, motivando questa necessità con la congiuntura internazionale e l’entità del debito pubblico. Sarà anche grazie a lui se sprofonderemo nel burrone ad alta velocità, con il vento che ci scompiglia i capelli.
http://ilcorrosivo.blogspot.it/2012/06/anche-la-germania-boccia-il-tav.html


TAV=MAFIA di Davide Bono
Il Ministero degli Interni, presieduto dalla Cancellieri, si costituisce parte civile contro 45 cittadini italiani che difendevano il Paese dall'ennesima speculazione criminale, neanche una presa di posizione minima però rispetto al verdetto del processo a esponenti delle forze dell'ordine riguardo i fatti del G8 di Genova 2001.
Mentre ancora attendiamo la verità sulle trattative tra Stato e mafia, il Governo italiano è omertoso sull'infiltrazione della criminalità organizzata nei cantieri del TAV e di tutte le grandi opere italiane: forse perché rovina la nostra immagine turistica?
Va da sé che certe deduzioni vengono da sole, come riporta una celebra scritta depositata sul Musinè.
Speriamo di tornare presto alle urne e di spazzare via quest'insana accozzaglia di pseudo-tecnici, banchieri e politicanti.
Sempre in considerazione del processo del G8 sulle torture, tra l'altro non regolamentate nel nostro Paese, troviamo sconveniente che i sindacati e gli operatori di polizia si siano precipitati nella costituzione di parte civile in questo procedimento ma nulla abbiano fatto contro i loro colleghi particolarmente attivi nell'uso di metodi violenti, ci aspetteremmo anche che tutti i referti di diagnosi degli operatori presenti durante gli scontri in Valle venissero controllati al fine di verificare che nessuno abbia sfruttato e strumentalizzato l'occasione per godere di un periodo di riposo dal servizio anche senza averne titoli.
http://petrolio.blogosfere.it/2012/07/tav-torino-lione-la-francia-di-hollande-dice-no-e-ferma-i-lavori.html

La TAV è una montagna di merda: 
Anche un imbecille, se informato, lo capirebbe. Il costo spaventoso di 22 miliardi è a carico quasi completo dei contribuenti.
Un Paese con le pezze al culo che ci spreme come limoni butta nel cesso 22 miliardi per un buco inutile.
Il ministro del Bilancio francese Jérome Cahuzac ha detto: «Bisognerà sfrondare i progetti e concentrarci sulla manutenzione e l'ammodernamento della rete esistente».
Passera invece ha confermato che la TAV si farà.
Ci vediamo in parlamento. Sarà un piacere.



Si TAV, No TAV: dopo il traforo del Gran Sasso altre spese inutili e dannose
A proposito di TAV, vorrei raccontare una storia che è iniziata tanti anni fa e sottoporla alla vostra attenzione. Un'opera pubblica costata undici vite umane e inutile: il traforo del Gran Sasso. I lavori iniziarono negli anni 60 in pieno sviluppo economico, e non certamente oggi in periodo di forte recessione. L'opera fu terminata nel 1984 (governo Craxi), costata 1700 miliardi di lire dell'epoca, una cifra enorme, doveva costare appena 70 miliardi. Già allora si parlava una volta terminati i lavori di unire il Tirreno all'Adriatico e, avrebbe dovuto portare sviluppo e benessere.
Durante i lavori di scavo la talpa meccanica forò un gigantesco lago sotterraneo le conseguenze furono devastanti, i paesi a valle Assergi e Camarda in provincia de L'Aquila, vennero invasi da acqua e fango e si sfiorò un'altra tragedia, ma la conseguenza più grave fu che andarono persi per sempre milioni e milioni di m3 d'acqua che avrebbero potuto dissetare 300.000 persone per oltre cento anni. I torrenti si seccarono, e per lunghi periodi d'estate L'Aquila città restava senza acqua con forte disagio per le popolazioni. Da moltissimi anni il traforo ha un costo elevato, (è l'autostrada più cara d'Italia) ed è sotto-utilizzato vi transitano poche decine di camion al giorno. Quali benefici ha portato alle popolazioni del luogo? Nessuno! Quale sviluppo? Nulla!
L'unica cosa certa è quella di vedere una magnifica catena appenninica, la più importate, sfregiata per sempre. Luigi Ferelli fa il trasportatore dal 1980, mi racconta che già nel 1985 sulla tratta Lione-Torino una volta scaricata la merce in Francia doveva tornare vuoto fino a Mirafiori (stabilimento Fiat). Quindi quella tratta se non era appetibile allora in pieno sviluppo economico come può esserlo ora? Arriva alla conclusione che il vero motivo è politico, guarda caso i due maggiori partiti italiani PdL e PD che sembrano in disaccordo su tutto sulla TAV vanno a meraviglia. Ci sono molte altre priorità nel nostro paese oggi a cui pensare, e non certamente un treno ad alta velocità che viaggia da Lione a Torino scarrozzando qualche chilo di Brie!
http://www.agoravox.it/Si-TAV-No-TAV-dopo-il-traforo-del.html


Tav, in Francia la Corte dei conti boccia il progetto: “Costi alti e ricavi a rischio”
Nel parere fornito al primo ministro Ayrault, i magistrati rilevano il raddoppio dei costi della linea ferroviaria Torino-Lione. E citano studi secondo i quali l'opera non produrrà profitti neppure in uno scenario di ripresa economica. Il 3 dicembre vertice Monti-Hollande
Più informazioni su: Francia, Grandi Opere, Tav, Torino - Lione.
I costi sono aumentati troppo, da 12 a 26 miliardi di euro, e il flusso delle merci è diminuito. Sono alcune delle critiche al progetto dell’Alta velocità Torino-Lione espresse dalla Corte dei Conti francese. Ieri i magistrati contabili di Parigi hanno pubblicato il parere, fornito al primo ministro Jean-Marc Ayrault a inizio agosto, in cui vengono elencati i dubbi sul progetto. Si tratta di un documento importante in vista del vertice sul Tav tra Mario Monti e François Hollande a Lione il prossimo 3 dicembre.
“Il carattere internazionale del progetto, la sua anzianità e la sua complessità rendono difficile esprimere delle raccomandazioni”, scrive il presidente della Corte Didier Migaud, che chiede di non trascurare soluzioni alternative, cioè i miglioramenti della linea esistente, e di considerare delle misure per spostare il traffico transalpino dalla strada alla ferrovia. I costi del progetto vanno considerati in maniera sistematica, consiglia, tenendo conto della situazione finanziaria del Paese, della rendita dell’opera e della sua capacità di far crescere l’economia. Il documento della Corte ripercorre diverse obiezioni sollevate dai No Tav sul versante italiano.
I costi. Nel documento di quattro pagine, la Corte rivede l’aumento del budget del programma di studio e dei lavori preliminari, “stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002, in seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Questo costo, quasi triplicato è dovuto alla realizzazione delle discenderie (gallerie), ai problemi geologici e, sul versante italiano, alle proteste e alla variazione del tracciato (da Venaus a Chiomonte), ricorda il presidente Migaud.
Per la parte comune del progetto, i dati del giugno 2010 prevedevano 10,259 miliardi di euro “senza spese finanziarie, manodopera e studi preliminari”, quasi due miliardi in più rispetto al 2003. Nel complesso, la stima del costo globale del progetto è passato da 12 miliardi nel 2002 a venti miliardi nel 2009 e poi a 26 miliardi “secondo gli ultimi dati comunicati dalla direzione generale del Tesoro”.
C’è poi la questione: chi pagherà? Se l’accordo del 30 gennaio scorso prevede una ripartizione dei costi della prima fase (42 per cento alla Francia, il resto all’Italia), mentre la seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate) pesa tutta sull’Italia, non si sa di preciso quanto sborserà l’Unione europea per i lavori.
I flussi. Il progetto è stato “concepito in un contesto di forte crescita dei traffici attraverso l’arco alpino”, scrive Migaud, per questo ora bisognerebbe rivalutare i flussi. Nel 1991, negli anni in cui venne lanciata l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrand prevedeva che i passaggi di merci sarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010, ma già nel 1993 uno studio riteneva che quel rapporto sovrastimasse i passaggi e la crescita. Poi, dal 1999, i traffici sono diminuiti: da una parte la chiusura temporanea del Monte Bianco, dall’altra l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni e la crisi. Tutti i passaggi tra Francia e Italia ne hanno risentito, fatta eccezione di Ventimiglia su cui arrivano i flussi dalla Spagna. Solo nel 2035, ricorda la Corte citando uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), è prevista la saturazione della linea storica.
Per queste ragioni, tra costi eccessivi e dubbi incassi dei pedaggi, la Corte dei conti ritiene che il progetto abbia una rendita poco certa. Anzi, sottolinea Migaud, “secondo gli studi economici voluti nel febbraio 2011 da Ltf sul progetto preliminare modificato, il valore attuale netto è negativo in tutti gli scenari”, che siano di crisi o di ripresa.
Tuttavia la politica non sembra turbata dal documento. Nella sua risposta a Migaud, il premier Ayrault ribadisce le intenzioni politiche del governo, gli impegni internazionali e in particolare gli accordi con l’Italia. Domani saranno invece i senatori delle regioni francesi interessate dalla linea, Rhones-Alpes e Savoia, a lanciare un appello a sostegno del Tav.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/06/tav-in-francia-corte-dei-conti-boccia-progetto-costi-alti-e-ricavi-a-rischio/404642/


Il Terzo Valico viene definito come una priorità, come una fonte irrinunciabile di sviluppo, attesa e sperata da imprese e lavoratori.
Ma non sta in questa nuova linea ferroviaria veloce la crescita e lo sviluppo di Genova e della Valle Scrivia.
I cantieri porteranno amianto nell’aria, abbattimenti di case, prosciugamento di sorgenti naturali: in generale una devastazione ambientale che premierà solo chi costruirà questa inutile opera.
Per evitare tutto questo e per cambiare la situazione iniziamo a rifiutare altro cemento e altro inquinamento in nome di un progresso che non ci appartiene.
Da Luglio il Cociv (consorzio costruttore del Tav – Terzo Valico) ha tentato di eseguire centinaia di espropri da Genova a Serravalle e da Luglio centinaia di persone hanno saputo opporsi con determinazione a questo sopruso.
Il movimento NoTav-TerzoValico è cresciuto in Liguria come in Piemonte: ha manifestato insieme a Ottobre ad Arquata e Serravalle, ha informato i territori e continua a mobilitarsi giornalmente.
Dopo la calorosa difesa della Scuola Villa Sanguineti e le mobilitazioni estive è di nuovo il momento di scendere in strada e percorrere la Valpolcevera.
Movimento No Tav – Terzo Valico Valpolcevera e Valverde
http://www.meetup.com/Genova-AmicidiBeppeGrilloGenova/events/91492772/?trax_also_in_algorithm2=combo&eventId=91492772&traxDebug_also_in_algorithm2_picked=combo&action=detail&traxDebug_also_in_algorithm2_cookied=combo



http://www.beppegrillo.it/2013/03/passaparola_-_il_binario_morto_dellitalia.html#commenti


IL POLIZIOTTO CHE PULISCE CON LA BANDIERA NO TAV IL MANGANELLO? “padre di famiglia, malpagato, che si fa pestare ed ammazzare anche per la nostra sicurezza”, secondo la ex-moglie di DI PIETRO, Isabella Ferrari (che riveste un ruolo attivo nell’IDV)!
Succede, su Facebook.
Capita che io posti la foto di un agente che si pulisce il manganello con la bandiera NO TAV (scatto del 14-01-2013) e venga condivisa, rapidamente, da più di 500 profili FB.
Tra questi c’è chi ha tra gli amici l’ex moglie di Di Pietro (o un’omonima che afferma di esserlo), certa Isabella Ferrara che, alla vista dell’immagine sbotta con indignazione:
“MA SMETTELA DI MOBIZZARLI!!!!”, “Mio figlio, poliziotto, è stato mandato più di una volta in ospedale da balordi e manifestanti, ma questo nessuno lo dice perchè è figlio di Antonio Di Pietro. E scusatemi se difendo anche i poveri figli di mamma, o padri di famiglia, malpagati, che si fanno pestare ed ammazzare anche per la nostra sicurezza.”
Per la cronaca, se questo profilo FB fosse davvero di Isabella Ferrara, il “figlio malpagato” al quale fa riferimento in questi commenti probabilmente oggi non è più “vittima di balordi e manifestanti” in quanto protagonista di una discreta carriera politica.
Dal 2006 al 2011 è stato Consigliere provinciale di Campobasso, Capogruppo IdV, Presidente della I Commissione consiliare, Vicepresidente della VI Commissione consiliare, Delegato provinciale presso il Consorzio industriale di Termoli.
Nel'ottobre del 2011 è stato eletto Consigliere regionale, nella Circoscrizione provinciale di Campobasso, per la Lista ITALIA DEI VALORI. E' alla sua prima Legislatura.
http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4780
Qui le condivisioni della foto: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4754619237340&set=a.1132510726891.20704.1650964386&type=1
Qui la foto oggetto dell’indignazione: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4754619237340&set=a.1132510726891.20704.1650964386&type=1&theater
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4762531675146&set=a.1132510726891.20704.1650964386&type=1&theater

http://archivio.nuovasocieta.it/torino/tav-quella-colata-di-cemento-a-susa-che-tutti-nascondono.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/17/tav-e-cooperative-rosse-perquisizioni-per-tratta-firenze-bologna/472512/

http://davi-luciano.myblog.it/2013/09/17/tunnel-di-firenze-retata-per-corruzione-negli-appalti-tav-56/?fb_action_ids=10202201560824182&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%257B%252210202201560824182%2522%253A513580172050572%257D&action_type_map=%257B%252210202201560824182%2522%253A%2522og.likes%2522%257D&action_ref_map=%255B%255D




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Opporsi al TAV: un dovere civile
*Opporsi al TAV: un dovere civile* Il nostro è un Paese malato. Ne siamo consapevoli e ne abbiamo la prova ogni giorno, quando svolgiamo la nostra attività istituzionale, scontrandoci con un sistema che si rifiuta ostinatamente di cambiare. Una classe politica ormai delegittimata lotta per conservare il proprio potere e i propri vantaggi, nell’estremo tentativo di proteggere se stessa. Fuori dai palazzi, segnali di speranza: le coscienze si risvegliano e i cittadini acquistano sempre più consapevolezza e determinazione. Il primo focolaio di questo risveglio si è acceso in Valsusa, dove da anni la popolazione ha deciso di opporsi strenuamente allo scempio del suo territorio. Tra i principali protagonisti di questa lotta pacifica e determinata, Alberto Perino: una persona onesta dalla quale tanto abbiamo imparato e ancora molto dobbiamo imparare. Per lui oggi la Procura di Torino chiede un mese di reclusione per “invasione di terreni”. Si parla degli avvenimenti del 12 gennaio 2010, quando con altri dimostranti si oppose pacificamente a Traduerivi ai lavori preliminari del TAV, che già possiamo chiamare “la nuova Salerno – Reggio Calabria”. Porteremo avanti la nostra battaglia per opporci a questa grande opera inutile, dannosa e costosissima, fieri di far entrare nelle sedi istituzionali le giuste ragioni di una popolazione che resiste pacificamente da così lungo tempo, scontrandosi con poteri ed interessi molto più forti di lei. La nostra più totale solidarietà ad Alberto e alle altre persone coinvolte. A sarà dura…per loro. Davide Bono – Consigliere regionale M5S Piemonte Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte Alberto Airola – Senatore M5S Piemonte Laura Castelli – Deputata M5S Piemonte Ivan Della Valle – Deputato M5S Piemonte MoVimento 5 Stelle Valsusa — Ufficio Stampa gruppo consiliare regionale MoVimento 5 Stelle 347-1498358
27/11/2013











TAV: A che punto siamo?
(Da il M5S Piemonte - il 10/03/2015 - 16:39:40)
di Francesca Frediani e Marco Scibona

E’ notizia di questi giorni che la Corte dei Conti ha chiesto dei chiarimenti a Virano in merito ad un incarico del valore di 18.000 euro per i mesi di novembre e dicembre (vale a dire 9.000 euro al mese!) assegnato dal presidente dell'Osservatorio all’architetto Fabrizio Bonomo soltanto per monitorare costantemente i siti internet dedicati a trasporti e alta velocità, concentrandosi anche sui siti e i blog della galassia antagonista No Tav.
Non siamo affatto stupiti, anzi... anche noi abbiamo depositato solo pochi giorni fa un esposto che chiede di far luce su alcuni aspetti relativi ai molteplici incarichi del neo-presidente di Telt (il nuovo soggetto che subentra a Ltf nell’ambito dei lavori per il TAV Torino-Lione). Speriamo che l’indagine di cui ora veniamo a conoscenza sia soltanto l’anticipo di approfondimenti più ampi.
Queste nuove rivelazioni non fanno che confermare le nostre preoccupazioni in merito all’uso dei fondi pubblici nell’ambito di un progetto che già di per sè costituisce un inno allo spreco delle risorse pubbliche. Basti pensare che Ltf in un arco temporale di soli 11 mesi ha emesso fattura di ben 174.000 euro per la pulizia di 11 moduli/container (impiegando a tempo pieno due persone e due furgoni) e quasi 150.000 euro per la fornitura di acqua per i WC.
Proprio per richiamare l’attenzione sull’opportunità o meno di finanziare ulteriormente l’opera, qualche giorno fa i rappresentanti del M5S al Parlamento Europeo hanno consegnato a Violeta Bulc - Commissaria per i trasporti della Commissione Europea -, il “Dossier di diniego al contributo per la TAV Torino Lione”, sottoscritto anche da parlamentari e consiglieri regionali del Piemonte.
Il titolo del documento è volutamente goliardico perché tale sono state sia la decisione del CIPE con cui è stato approvato il progetto della tratta comune italofrancese della Torino-Lione sia, conseguentemente, anche il Dossier di Finanziamento presentato ieri in Europa dai due Governi. Non riusciamo a trovare altre definizioni per dei documenti che sono omissivi, fantasiosi, che citano numeri sbagliati e sembrano redatti da prestigiatori di professione con lo scopo di renderne difficoltosa, se non impossibile, la comprensione.
Nel sintetico Dossier in realtà sono elencate in modo puntuale - con tabelle e dati originali - le motivazioni per cui la UE non dovrebbe concedere alcun contributo per la tratta comune italo/francese della Torino Lione, in particolare sono elencate le motivazioni tecniche quali l’indeterminatezza dei costi e della relativa tratta, il crollo del traffico merci ferroviario e autostradale e la conseguente inesistenza di colli di bottiglia, l’incapacità dimostrata da parte italo/francese di saper spendere i soldi che l’Europa aveva già stanziato nel 2008 (prova ne è la perdita del 60% del contributo pari ad oltre 400 mln euro), l’apertura al traffico della seconda canna del tunnel autostradale del Frejus che di fatto cancella la presunta politica di trasferimento merci dalla gomma al ferro, la media di 30 mesi di ritardo su tutte le tappe del cronoprogramma, etc.
Nel Dossier sono altresì elencate le motivazioni politco/sociali quali la contrarietà all’opera da parte della popolazione e delle amministrazioni, il fallimento del tentativo di far condividere l’opera da parte dell’Osservatorio dell’arch. Virano, l’inaccettabile militarizzazione del territorio e l’utilizzo della Magistratura per sedare gli oppositori. Infine sono stati elencati gli aspetti di ordine generale per cui non dovrebbe essere concesso alcun contributo ovvero il fatto che in Italia un km di Alta velocità costa da 6 a 9 volte rispetto agli altri paesi europei dove è stata realizzata e, molto importante, il fatto che l’Italia è il Paese europeo dove è più alto l’indice di corruzione percepita, come dimostrato dall’ultima indagine di Trasparency International.
Nel frattempo la società LTF (Lyon Turin Ferroviaire) ha iniziato i lavori per la realizzazione di una nuova galleria esplorativa di 9 km scavata tra due discenderie francesi. Ltf la spaccia per una semplice galleria di studio, una delle tante previste nel programma di prima fase, ma in realtà con questa decisione si dà di fatto il via libera ai lavori per la costruzione del tunnel di base del Tav, aggirando tempi e limiti che erano stati fissati nei precedenti accordi tra Italia e Francia. In sostanza siamo davanti al tunnel definitivo della Torino-Lione mascherato da ‘semplice galleria di ricongiungimento”. Per questo motivo il senatore Marco Scibona, insieme ad altri parlamentari pentastellati, in totale 24, ha presentato un esposto presso la Corte dei Conti.
Vogliamo sapere se, oltre agli estremi di violazione di legge, ci siano anche danni erariali per lo Stato italiano e uso improprio di fondi pubblici. La società privata LTF, infatti, è partecipata per il 50% da Rete Ferroviaria Italiana, dunque i costi dei lavori eseguiti nella prima fase sono suddivisi tra Italia e Francia. Questo significa che ci ritroveremo a pagare un lavoro conoscitivo assolutamente inutile: questa galleria geognostica, infatti, è solo uno sperpero di denaro pubblico.
Inoltre siamo davanti a una chiara violazione delle norme sulla decisione di inizio del Tav. Nel 2012, infatti, Italia e Francia stabilirono che per l’avvio dei lavori definitivi della parte comune italo-francese (cioè il tunnel di 57 km), occorre l’approvazione di un protocollo addizionale separato. Ma ad oggi, questo nuovo accordo è stato firmato dai Primi Ministri Italiano e Francese ma manca del tutto la ratifica da parte dei rispettivi Parlamenti.





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