lunedì 23 giugno 2014

SINDACATI??? Come i PARTITI... NO grazie!

E la “casta” dei sindacati? Non pagano Ici, ma hanno migliaia di sedi 
ROMA – C’è un’altra “casta” che accumula beni e a cui non piace “sganciare”: è quella dei sindacalisti, come scrive Stefano Zurlo sul Giornale. Il giornalista prende a modello un libro scritto da Stefano Livadiotti dell’Espresso.
Infatti, spiega Zurlo, i sindacati non pagano l’Ici. Eppure gli immobili non mancano loro. Ecco i conti fatti dal giornalsita: “Per capirci la Cgil dice di avere 3mila sedi in giro per l’Italia. È una sorta di autocertificazione perché, al­tra prerogativa ad personam , i sin­dacati non sono tenuti a presenta­re i loro bilanci consolidati. Sfug­gono ad un’accurata radiografia e non offrono trasparenza, una mer­ce che invece richiedono punti­gliosamente agli imprenditori. Dunque, la Cgil dispone di un al­bero con 3mila foglie ma la Cisl fa anche meglio: 5mila sedi. Uno sproposito. E la Uil, per quel che se ne sa, ha concentrato le sue pro­prietà nella pancia di una spa, la Labour Uil, che possiede immobi­li per 35 milioni di euro”.
I sindacati, sostiene Zurlo, non pagano nulla grazie a una giurisprudenza a loro favorevole: “La legge equipara i sindacati, e in ve­rità pure i partiti, alle Onlus, le or­ganizzazioni non lucrative di utili­tà sociale”.
Inoltre, prosegue il giornalista, “gli immobi­li del Ventennio sono stati asse­gnati a Cgil, Cisl Uil, Cisnal (l’at­tuale Ugl) e Cida (Confederazio­ne dei dirigenti d’azienda). Senza tasse, va da sé, come indica un’al­tra norma: la 902 del 1977?.


Ma non finisce qua, continua Zurlo, perché “un testo ad hoc , questa volta del 1991, permet­te alle associazioni riconosciute dal Cnel di poter creare i centri di assistenza fiscale. I mitici Caf. Qui i lavoratori ricevono assistenza prima di compilare la dichiarazio­ne dei redditi. Attenzione: la con­sulenza è gratuita perché, ancora una volta, è lo Stato a metterci la faccia e ad allungare la mano. Per ogni pratica compilata lo Stato versa un compenso. È un busi­ness che vale (secondo dati del 2007) 330 milioni di euro”.

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Sindacati? E’ ora di liquidarli
Riportiamo un articolo di Francesco Conti, reperito su Disablog. L’autore denuncia una presa di posizione dei sindacati umbri che lascia meravigliati e perplessi, proprio perché tale decisione va a ledere le fasce dei cittadini più deboli. Sabato a Roma manifestazione della CGIL in favore dei ‘meno abili’. Poi? Poi succede che in Umbria partiti e sindacati si comportino come se la regione non facesse parte del Paese, una sorta di stato se stante. Vi invito a leggere quanto segue. Marco della Redazione Umbria, Fondo non autosufficienza pietra dello scandalo 
A detta dell’assessore alla sanità Rosi sono stati i sindacati a voler eliminare l’assegno di cura per i disabili gravi e non autosufficienti.
A volte chi dovrebbe difendere gli interessi dei più deboli diventa il loro primo “persecutore”. E’ assolutamente vergognoso! C’e’ voluto il question time in consiglio regionale per scoprire chi ha chiesto l’eliminazione dell’assegno di cura in Umbria: la triade dei sindacati con qualche sospetto in più nei confronti della Cisl.
Altrimenti non si comprenderebbe la veemenza e l’enfasi con la quale il segretario generale della Cisl Umbria, Ulderico Sbarra, difende quel guscio vuoto del fondo regionale per la non autosufficienza. Guscio vuoto che al momento non ha prodotto alcun risultato e difficilmente porterà vantaggi: appena 4 milioni (forse) nel 2010 contro i 115 in 4 anni sbandierati dall’Assessore alle politiche sociali Stufara.
Sono stati ricompresi nel computo anche gli stanziamenti destinati all’ADI, Assistenza Domiciliare Integrata (l’ospedale a casa del paziente) che poco ha a che fare con i servizi alle persone non autosufficienti e rappresenta la fetta più cospicua dei finanziamenti.

L’assegno di cura è in uso in tutte le regioni italiane tranne che in Umbria, Toscana, Campania e Calabria.
La vera assistenza domiciliare la si fa con un assistente qualificato, soprattutto se si hanno i soldi per pagarselo. Ecco a cosa serve l’assegno di cura!
Negli ospizi gestiti dalle cooperative o da alcuni privati la cura dei non autosufficienti costa alla Regione Umbria molto di più e, come la cronaca spesso riporta, i poveri anziani vengono anche picchiati e maltrattati. Ecco alcuni esempi:
1) Toscana, Vaglia vicino Firenze: il 23 dicembre un gruppo di anziani in una RSA lasciati per giorni senza riscaldamento con temperature esterne di -5°.
2) Lazio, Tarano vicino Rieti: il 18 gennaio anziani ammassati in un sottotetto legati ai letti, malnutriti e curati, si fa per dire, con farmaci scaduti.
3) Umbria, almeno 3 sequestri di case di riposo da parte dei NAS nell’ultimo anno. In questi giorni al tribunale di Perugia è in discussione il caso di Passignano sul Trasimeno (maltrattamenti e abbandoni).
4) Calabria, anziani spariti da una casa di riposo della curia vescovile!
Cosa vorremmo rispondere alle rappresentanze sindacali dell’Umbria?
Francesco Conti
....basta cercare su internet... no?....
Da quando la tassa sulla prima casa è stata reintrodotta ed aumentata, sono diventate insistenti le richieste verso la Chiesa di contribuire ai conti del Paese pagando una tassa anche su propri immobili.
Le proteste sono diventate talmente insistenti da spingere il Cardinal Bagnasco, Presidente della CEI, ad affermare: «Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra».
L'esenzione dall'ICI in Italia non riguarda solo la Chiesa ma anche: Onlus, Ong, Pro loco, patronati, enti pubblici territoriali, aziende sanitarie, istituti previdenziali, associazioni sportive dilettantistiche, partiti e sindacati*. 
Cgil e Cisl non pagano imposte su 8mila immobili da loro auto dichiarati e la Uil ha concentrato le sue proprietà in una spa, la Labour Uil, che possiede immobili per 35 milioni di euro.
Perchè non dare il buon esempio ai lavoratori offrendo spontaneamente il proprio contributo?
*La legge numero 504 del 30 dicembre 1992 del governo Amato

Sull'Ici è guerra di tutti contro tutti. Dopo le accuse alla chiesa cattolica i cui immobili - anche quelli adibiti ad attività di lucro - sono esentati dalla tassa sugli immobili, si è allungata la lista delle associazioni che non pagano. Dalle tante chiese e confessioni - sinagoghe e moschee in testa - ai partiti politici. In questo caso aggirare la legge è semplice: basta intestare l'immobile a una fondazione e il gioco è fatto.
PATRIMONIO SINDACALE. Per non parlare di ambasciate, consolati e sindacati. Il patrimonio della Cgil, per esempio, è stimato che si aggiri intorno alle 1.000 unità, anche se è difficile districarsi tra sigle e sottosigle, tra Filcams, Fillea, Fisac, Spi, Fgil. La Cisl conta sedi in ogni capoluogo di provincia e anche qui arriviamo a numeri a tre zeri. Idem per la Uil, che ha addirittura creato una società ad hoc per gestire il patrimonio immobiliare: la Labour Uil.
LA DIFESA DI CGIL, CISL E UIL. Dal canto loro i confederali hanno prontamente rispedito le accuse al mittente: «Tutte le strutture sindacali, a ogni livello, pagano regolarmente l'Ici in base alla legislazione vigente», hanno messo nero su bianco in un comunicato congiunto. «Cgil, Cisl e Uil», hanno ribadito, «possono attestare l'avvenuto pagamento dell'Ici con i relativi bollettini a disposizione di tutti gli organi di informazione, a dimostrazione della trasparenza dell'attività sindacale».

Venerdì, 09 Dicembre 2011 - http://licenziatidallacgil.blogspot.it/






ALTRI ESEMPI DI ONESTA':

Ultimo scandalo della Cgil Ecco le trattenute truffa ai danni dei pensionati
Sotto inchiesta lo Spi di Piacenza per centinaia di tessere attribuite all'insaputa degli anziani. E il caso esplode perché tra le vittime c'è anche la madre di un giudice.
Piacenza - C’è qualcosa di peggio che portar via le caramelle a un bambino? Certo che c’è. Ed è rubare nelle misere tasche dei pensionati.
Eppure è proprio quello che succede e che pare peraltro stia succedendo già da un po’ di tempo a Piacenza. Un alleggerimento omeopatico condotto nell’ombra, con precisione scientifica nel metodo ed esponenziale progressione numerica per il numero delle vittime coinvolte. Colpevole di tale bassezza non è però, cone si potrebbe pensare, una banda di malviventi senza scrupoli, infilatisi con destrezza nei software dell’Inps. Né qualche bieco e avido capitalista di genere caricaturale (ma ne esisteranno ancora?), in tuba e marsina nera, alla Bertolt Brecht.
Ad aver alleggerito i già peraltro esangui assegni mensili di almeno 150 vecchietti piacentini (ma pare che con i casi sospetti attualmente al vaglio degli inquirenti la lista sia già lievitata a quota 800) è nientemeno che la Cgil, il sindacato rosso. Passato così dall’antico e generoso slogan «proletari di tutto il mondo unitevi» al ben più innovativo e redditizio «furbetti del sindacato organizzatevi». Il trucco? Iscrivere i nonnetti allo Spi, il raggruppamento Cgil dei pensionati, trattenendone un prelievo mensile direttamente alla fonte. Ma ovviamente, a loro insaputa.
A rivelare a livello nazionale quello che si fa fatica a definire semplicemente come uno «scandalo» - di fronte a un fatto così, lo Zingarelli rivela quasi la sua impotenza - è nel suo numero odierno il quotidiano economico finanziario Italia Oggi, diretto da Pierluigi Magnaschi. Che anziché ricorrere al dizionario, ha giustamente scelto di andare a trovare i termini giusti nel nostro Codice penale. Ovvero: «falso e truffa».
Termini che del resto corrispondono paro paro alle ipotesi di reato che sono attualmente in corso di accertamento da parte della Procura della Repubblica di Piacenza nella persona del gip Gianandrea Bussi. Un nome relativamente nuovo in questa pratica, il suo, in conseguenza di un episodio connesso con le indagini in corso. Episodio che se non si dovesse tener rispettosamente conto della gravità dei fatti e dei comportamenti finiti sotto osservazione, potrebbe quasi indurre a sorridere.
Tra i tanti pensionati che i vertici piacentini dello Spi (o meglio, quella parte di loro che ha effettivamente malversato) avevano iscritto a loro insaputa nelle file della organizzazione facente parte della Cgil, era infatti finita anche la madre del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Bersani, il magistrato al quale era stato affidato in un primo tempo l’incartamento. La denuncia della signora, che ha scoperto di essere stata iscritta ai pensionati Cgil addirittura dal 1998 - «Quella firma sul modulo di iscrizione non è mia», ha detto indignata ai carabinieri - ha provocato di conseguenza le immediate dimissioni del figlio dall’incarico per evidente incompatibilità.
A Piacenza raccontano che al primo circolare della voce della malefatta - circolata inizialmente sotto i portici cittadini e rimbalzata poi con evidenza e con «tutti i particolari in Cronaca» sulla stampa locale - la Cgil abbia tentato un salvataggio in corner. Peraltro penoso. Una giustificazione talmente abborracciata che al suo confronto il proverbiale arrampicarsi sugli specchi sarebbe risultato un esercizio facile facile. «Trattandosi di pochi casi di iscrizione forzosa, ovvero con in calce una firma falsa - si erano infatti difesi più o meno in questi termini i vertici dello Spi - si può parlare di errori materiali». Quindi, a loro autoassolutorio avviso, facilmente perdonabili così come quando rimediabili.
Nemmeno a parlarne. Mal gliene è incolto, infatti. Perché a mano a mano che i carabinieri hanno iniziato a rivolgere le loro occhiute attenzioni in quelle carte quanto mai false, la lista delle vittime di questi padanissimi Dracula sindacali è salita di colpo a un centinaio di unità. Costringendo il sindacato «madre», la Cgil, a decapitare in tutta fretta i vertici piacentini dello Spi. Se non altro nel tentativo di salvare quel che restava della faccia. La sua, almeno.
Di conseguenza, al fine di evitare che la figuraccia locale potesse dilagare come un contagio anche a livello nazionale, la segreteria centrale di Roma ha spedito a Piacenza un proprio commissario con l’incarico di fare luce. Nonchè, si spera a questo punto, soprattutto piazza pulita.
http://www.qelsi.it/2013/lultimo-scandalo-della-cgil-a-piacenza-dalla-truffa-agli-anziani-al-muro-di-omerta/




Tre dirigenti Cisl accusati di truffa
Stando alle accuse, la segretaria generale della federazione veneziana Cisl del commercio, turismo e servizi Bertilla Manente (60 anni di Dese), uno dei componenti della segreteria della stesa federazione, Andrea Gaggetta (54 anni, Mestre), e un terzo sindacalista della Cisl, Luca Zuin (35 anni, Dolo), si sarebbero appropriati di cifre consistenti, circa 27 mila e 500 euro tra l’agosto del 2010 e il mese di maggio dello scorso anno, che avrebbero dovuto finire nelle casse dell’organizzazione sindacale e che invece sono finiti nei conti correnti personali dei primi due. Non solo, stando alle indagini compiute dai carabinieri della Polizia giudiziaria della Procura lagunare, sarebbero riusciti anche a raggirare Arrigo Cipriani, facendogli versare quattromila euro al termine di una trattativa per i licenziamento dell’Harry’s bar.
Il pubblico ministero Giorgio Gava ha chiuso le indagini, ha despositato gli atti, che ora sono a disposizione degli avvocati e si accinge a chiedere il rinvio a giudizio dei tre. La Cisl ha già incaricato l’avvocato Elio Zaffalon a costituirsi parte civile e il segretario veneziano Lino Gottardello ha firmato ieri un comunicato in cui si legge «a conclusione delle indagini preliminari svolte dalla Procura sembrano trovare riscontro alcune delle ipotesi oggetto dell’inchiesta».
«La Cisl di Venezia», prosegue, «che ha garantito la massima collaborazione alla Procura, nel mentre attende di verificare se nei passaggi successivi possa essere dimostrata dai detti dirigenti la correttezza dei loro comportamenti, si accinge a intervenire come parte civile nel processo». «Nel frattempo», conclude Gottardello, «gli elementi raccolti dalla Procura a carico dei dirigenti della Fisascat, già commissariata, saranno sottoporsi alla valutazione del Collegio dei probiviri della Cisl per l’adozione delle conseguenti eventuali sanzioni».
A far scattare le indagini degli inquirenti, era stata una segnalazione del marito di Bertilla Manente: durante la causa di separazione, quando il giudice civile ha avviato i controlli per stabilire il reddito dei due si è trovato di fronte alla contestazione del marito di lei, il quale sosteneva che oltre allo stipendio ufficiale, l’ex moglie percepiva un extra attraverso rimborsi fasulli. E nel capo d’imputazione, dopo mesi d’indagine, a Manente viene contestata una serie di appropriazioni indebite e truffe per un totale di circa 17 mila 500 euro. Ad esempio si sarebbe intascata quattromila euro che dovevano andare alle organizzazioni di categoria commercio di Cisl, Uil e Cgil, perché si trattava delle quote versate dai lavoratori per l’assistenza contrattuale dei sindacati. E ancora si sarebbe intascata 4300 euro di tre lavoratori licenziati da Cipriani che avevano versato i soldi come contributo straordinario. Infine, si sarebbe appropriata di quasi 6mila euro di rimborsi spese fasulli per più di cento viaggi effettuati con la sua auto.
Gaggetta avrebbe incassato 2500 euro di spese per missioni e trasferte fuori provincia in realtà mai effettuati. Inoltre, avrebbe utilizzato per tre anni una Lancia delta della Cisl come si trattasse dell’auto di proprietà, evitando che gli fosse trattenuta dallo stipendio il beneficio che gli derivava (circa 550 euro in tre anni).
Infine, i tre indagati in concorso sono accusati di aver truffato Arrigo Cipriani, facendogli credere che doveva versare, al termine della trattativa sul licenziamento di due suoi dipendenti, quattro mila euro per «assistenza contrattuale», soldi che in realtà sarebbero finiti nei loro conti correnti personali.
Sia Bertilla Manente sia Andrea Gaggetta sono molto noti e non solo in ambiente sindacale, ma in tutta la città; infatti, la prima ha sempre seguito tutte le importanti trattative per quanto riguarda il personale dei grandi alberghi veneziani, mentre il secondo è il punto di riferimento per gli iscritti della Cisl, che sono numerosi, del personale del Casinò.
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2014/09/16/news/tre-dirigenti-cisl-accusati-di-truffa-1.9937757




Sindacati, l'altra Casta: Cgil, Cisl e Uil contro Brunetta, Alitalia e i lavoratori. Intervista a Stefano Livadiotti
In Italia non esiste solo la Casta dei politici, ma anche quella dei sindacati. A svelarci un universo fatto di scandalosi privilegi, nebulosi bilanci consolidati e segreti sui tesserati è Stefano Livadiotti, firma di punta de L'Espresso, in "L'altra Casta. Privilegi. Carriere, Misfatti e fatturati da multinazionale" (Bompiani). Un'inchiesta che raccoglie i paradossi e le contraddizioni di Cgil, Cisl, Uil e delle altre centinaia di sigle che sbucano nel nostro paese.
Stefano, parliamo di privilegi sindacali. Quali sono i più scandalosi?
I sindacati ad esempio non hanno l'obbligo di presentare il bilancio consolidato. Nelle due scorse legislature erano state presentate due proposte di legge a tal proposito, che non ebbero nessun seguito. I deputati sono anche un rappresentanza sindacale fortissima: quelli che hanno avuto qualche incarico nei sindacati rappresentano a livello numerico il terzo gruppo parlamentare, sia alla Camera che al Senato. Altettanto scandalosi sono gli introiti per i patronati, ad esempio.
Altro?
La grande truffa della tessera.
Se un dipendente pubblico o un pensionato vuole stracciare la tessera, in realtà continua a pagarla anche per alcuni mesi successivi. Un fatto che è ai limiti del lecito.
Come riporto nel libro, la trappola non vale solo per i dipendenti pubblici. Dal 1973 al 1998 infatti, ha funzionato così anche all'Inps: se la revoca veniva presentata all'istituto entro il mese di settembre il prelievo a favore del sindacato andava comunque avanti fino alla fine dell'anno; se arrivava dopo il 1 ottobre il pensionato continuava a subire la decurtazione dell'assegno mensile addirittura fino alla fine dell'anno successivo: un salasso lungo 15 mesi. Dal 1998 il prelievo forzoso è stato solo ridotto. Oggi la revoca ha effetto dall'inizio del terzo mese successivo alla data di presentazione. Un lasso di tempo sufficiente per il sindacatto a contattare il pensionato dimissionario a tornare sui suoi passi.
Oggi in Italia sono un lavoratore su 20 si sente rappresentato dal sindacato. Cosa dovrebbero fare Cgil, Cisl e Uil per riguadagnare il consenso perduto?
Dovrebbero essere trasparenti, anche sul numero degli iscritti. Infatti, in Italia denunciano 11 milioni di iscritti ma ai sindacati europei dichiarano molto di meno. Non esiste un vero sistema di misurazione e i dati vengono venduti per buoni. E i rappresentanti hanno una visione sui generis dei loro referenti.
Ovvero?
Secondo un sondaggio della Cgil, solo il 14% dei delegati fa riferimento agli iscritti, mentre il 28% si riferisce alla propria centrale sindacale. Ecco perchè i lavoratori non si sentono rappresentati.
Come hanno accolto il tuo libro i vertici sindacali?
Alcuni sindacalisti si sono dimostrati aperti al dialogo, perchè i fatti nel libro sono veri. Altri hanno preferito parlare di propaganda e complotto dei poteri forti per rimandare un problema reale.
Alla luce della sconfitta della sinistra, forse l'esame di coscienza dei sindacati è vicino.
Dovrebbe. Dopo anni di chiacchiere oggi, ad esempio, riprende la trattativa per il rinnovo del modello contrattuale insieme a Confindustria. Staremo a vedere.
Con Brunetta si è già avviato il braccio di ferro per la riforma del pubblico impiego, ma già al primo incontro i sindacati hanno lasciato il tavolo delle trattative.
Sarà durissima, non c'è Brunetta che tenga. Siamo il Circo Barnum d'Europa per quanto rigurda l'efficienza, i consumi e la meritocrazia nel pubblico impiego e l'assenteismo del pubblico impiego italiano è 4 volte superiore a quelllo dei minatori per un costo di 14 miliardi di euro l'anno.
Insomma, la battaglia di Brunetta sarà dura.
Sì, è un universo difficile da smontare e da riformare. Già Nicolais quando aveva deciso ogni per ogni 10 usciti dalla p.a l'assunzione di 6 dipendenti tra giovani e precari si era scontrato con il sindacato. E quei 10 non erano licenziati, ma volontari.
E anche sulla questione Alitalia i sindacati hanno fatto fuggire gli investitori.
Infatti. Quando se n'è andata Air France Bonanni ha avuto il coraggio di dirsi dispiaciuto. E nei giorni successivi centinaia di dipendenti stampavano i moduli per la cancellazione dal sindacato. Insomma, sono arrivati sull'orlo del precipizio e non se ne sono accorti.
E tutto a danno degli stessi lavoratori.
La nostra situazione è paradossale. Come ha scritto Giuseppe Turani, siamo il paese con il sindacato più forte, ad eccezione dei paesi scandinavi. Nonostante questo, abbiamo le buste paga più basse d'Europa e la sicurezza sul lavoro è un campo minato. E questi dovrebbero essere gli obiettivi principali di un sindacato.
Se Cgil, Cisl e Uil sono in declino, pare invece che il Sindacato Padano stia guadagnando molti consensi.
Non so se abbia davvero provveduto alle lacune degli altri sindacati o se la adesioni ci siano state solo per reazione. Come il voto di protesta, per intenderci.
Oggi a chi dovrebbero rivolgersi i lavoratori per essere tutelati?
Non penso e non credo esista una via alternativa al sindacato. Ci sono storture da correggere e la denuncia del libro dovrebbe essere un campanello d'allarme. I sindacati dovrebbero smetterla di giocare con pensionati e pubblico impiego e iniziare un serio esame di coscienza.



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